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Io brigante

Carmine Crocco Donatelli
Tipografia G. Grieco, 1903, pagine 98

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   mezza via una processione di donne e fanciulli con a capo il curato colla croce.
   Venivano a chiedere clemenza per il loro paese e clemenza fu accordata, poiché non si verificarono che piccoli disordini difficili da evitarsi con tanta gente e più specialmente con gente di tal natura. Da Craco dopo di aver guadato il fiume Agri arrivammo ad Aliano.
   Questo paese di circa 4 mila abitanti al mio giungere era quasi disabitato, poiché i signori ed i borghesi erano fuggiti tutti verso Corleto, Perticara e Stigliano, lasciando in paese la sola plebaglia. Fui accolto abbastanza bene da quella misera gente; mi collocai nel palazzo d'un signore, fuggito colla famiglia a Montalbano Jonico, ove venni trattato da vero sovrano dal fattore e dai suoi. E già cominciavo a credermi padrone, e dicevo tra me e me che dopo tutto mi sarei accontentato di quel piccolo ducato, purché mi si lasciasse in pace, signore e padrone di riscuotere i frutti delle mie terre, quando a disturbare le mie fantasticherie pensò il sottoprefetto di Matera, che invidioso della mia felicità aveva raccolto 1200 uomini fra un battaglione di fanteria, di bersaglieri e guardia nazionale, ed in due colonne, per strade convergenti, li aveva indirizzati contro di me.
   Era di mattino ed io facevo colazione, quando entrò da me il capitano di guardia e con tono scherzevole mi disse: «signor duca di Aliano, abbiamo alla nostra portata una discreta forza; essa è partita da Stigliano ed è diretta contro di noi; i nostri informatori che l'hanno accompagnata, riferiscono che da Matera sono partiti oltre 1200 uomini in due colonne comandati da un maggiore, 1 soldati che vengono da Stigliano (3 compagnie del 62° fanteria ed un battaglione di guardia mobile) a detta delle spie nostre è truppa molto stanca per la lunga marcia da Matera a qui».
   Ordinai al capitano di raccogliere tutta la banda e d'aspettarmi all'uscita del paese; salutai la serva, una simpatica brunetta molto cortese, salutai il fattore e lo pregai di ringraziare a nome mio il lontano padrone, raccolsi le mie armi e con vivo rincrescimento lasciai la mia piccola reggia.
   Frattanto la truppa era scesa nella pianura della Taverna del-l'Acinello e si disponeva a passare il torrente Sauro miserissimo
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