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Io brigante

Carmine Crocco Donatelli
Tipografia G. Grieco, 1903, pagine 98

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   di acque. Chiesto parere ai capi fu unanime il consiglio di attaccare la truppa al fiume, mentre i cavalieri con largo movimento di fianco dovevano al momento opportuno piombare addosso alla guardia mobile.
   Dato gli ordini necessari e prese le disposizioni opportune, scendemmo di corsa al piano camminando al coperto per sentieri costeggiati da fitte siepi; giunti presso il letto del torrente sostammo aprendo tosto il fuoco.
   La truppa aveva occupata una forte posizione costituita da un piccolo poggio boschivo quasi a ridosso del torrente, presso il molino Acinello; essa, appostata dietro i fitti pioppi, faceva un fuoco indiavolato contro di noi e già parecchi della banda erano caduti uccisi. La prevalenza nostra numerica marcatissima teneva a stento fronte all'ardire di quei dannati piemontesi, che agli ordini di un valoroso capitano alternavano il fuoco con continui attacchi. Avendo io scorto i miei cavalieri che stavano per avvolgere la posizione, decisi di avanzare attaccando.
   Non ne ebbi il tempo, poiché per tema di essere accerchiate, le due compagnie del 62° fanteria, che più ci minacciavano da vicino, si ritirarono combattendo e presero posizione ai piedi di una collina.
   Nel mentre i miei, dopo un nutritissimo fuoco, avanzavano a sbalzi di corsa, avvertii Ninco-Nanco, che comandava i cavalieri, di portarsi al coperto, sul margine del bosco, per poter piombare sul fianco delle truppe, in caso di attacco alla baionetta.
   Lo spavento massimo degli uomini della mia masnada, e quello che nei combattenti incuteva in me una forte preoccupazione per l'esito della lotta, erano gli attacchi alla baionetta. Quella lotta corpo a corpo contro gente che non misurava pericolo, che avanzava intrepido sotto il nostro tiro, colle baionette in canna, al grido di «Savoia«, faceva scorrere nelle vene un brivido di freddo anche ai più forti, già temprati a dure prove.
   La milizia mobile spostandosi a destra verso Stigliano, offrì per un momento il fianco a facile bersaglio dei cavalieri; ne colse a tempo il destro l'astuto Ninco-Nanco e coi suoi 100 uomini piombò all'improvviso sulla colonna provocando dapprima confusione e poscia spavento che originò una fuga disordinata.
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