La vittoria era sicura per noi, tanto più che la milizia mobile fuggendo aveva trascinati seco non pochi sbandati delle compagnie del 62° fanteria. Conveniva far pagare a caro prezzo l'audacia dei componenti quelle due magre compagnie, che osavano tener testa a oltre mille di noi, ed a tal fine disposi perché fosse preclusa ogni via di ritirata.
Il capitano comandante, credo si chiamasse Pellizza, animava i suoi bravi piemontesi colle parole e coli'esempio, e, armato di fucile come un soldato semplice, continuava a far fuoco contro di noi, senza curarsi del nostro accerchiamento. Mentre durava viva la lotta, uno dei miei, strisciando carponi al suolo riuscì ad avanzarsi sin presso la posizione nemica, e con un aggiustato tiro colpì alla fronte il valoroso ufficiale, che cadde morto sul colpo.
A tal vista i pochi superstiti spararono le ultime cartucce e poscia, quando si videro minacciati da ogni lato, si raccolsero e con un disperato assalto si aprirono la via tra i miei, riuscendo a porsi in salvo, non inseguiti, per la via di Stigliano.
Il trionfo era completo per noi, che restammo padroni del campo e dei non pochi fucili dei morti, e di quelli buttati via dai militi della sbandata guardia mobile. Quando giunsi presso il morto capitano, trovai che gli avevano già staccato la testa dal busto. I miei ne incolparono un soldato ungherese caduto prigioniero, e ne attribuirono la causa alla speranza di aver salva la vita compiendo un atto da vero brigante; forse la testa del valoroso capitano Pellizza fu staccata da', miei compagni di mestiere, per farne omaggio all'uccisore; sta in fatto che per impedire ulteriore scempio sul corpo di un eroe morto lontano dal suo paese, ed a servizio del suo Re, Borjés impose e riuscìad ottenere che quel cadavere e gli oggetti trovatigli indosso venissero consegnati al vicino convento di Stigliano, perché l'Autorità Prefettizia ne disponesse come meglio credeva.
I cittadini di Stigliano erano preparati ad accogliere l'Esercito come salvatore del loro paese; ne attendevano il ritorno alle porte per accompagnarlo trionfante in città, quando i primi militi della guardia mobile giunsero apportatori dell'avvenuta sconfitta.
La notizia, che noi in numero di quasi duemila armati, era-
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