si ebbero uccisioni, assassinii, depredazioni; i frutti della guerra civile.
Fui ricevuto in Stigliano dal prete, un grasso parroco, vestito per le grandi occasioni, che mi venne incontro ed offrendomi il Crocifisso a baciare invocò la pietà e la misericordia pei suoi fedeli rimasti in paese. Prevaleva in me e nei componenti la mia banda un sentimento di religione che ci faceva timorosi di fronte a Dio ognuno di noi aveva appeso al collo il sacro abitino col-l'immagine della Madonna, ch'egli invocava a salvezza della vita ne, conflitti, onde la preghiera del prete e la vista del Crocefisso, esercitarono su me e sulla mia banda un forte ascendente.
A dimostrare quanto avesse agito sull'animo mio la parola grave del sacerdote, sta il fatto che ordinai fossero immediatamente liberati i soldati prigionieri dando loro due ore di tempo per allontanarsi dal paese. Imposi ai miei con insolita insistenza, il massimo rispetto per le persone, minacciando punizioni severe a chi disubbidiva, e così, rassicurato il clero, mi disposi ad entrare in paese. Avevo avuto, l'invito di occupare il palazzo del principe Colonna, e mi dirigevo all'alloggio indicatomi, quando il prete invocò la mia clemenza verso una quarantina di detenuti rinchiusi nel carcere mandamentale. Ordinai tosto si spalancassero le prigioni e si desse senz'altro libertà a tutti, qualunque fosse il delitto o la colpa commessa.
La mia banda ebbe pure essa alloggi sontuosi, poiché essendo vuoti tutti i palazzi dei signori, ivi accasermarono le centurie.
Giunto al palazzo Colonna, una casa veramente Reale (nei tempi del vassallaggio la famiglia Colonna dominava per tutto il contado), venni ricevuto come si suol ricevere un pezzo grosso. Ed in quel momento rappresentavo qualche cosa di grosso anco-r'io, poiché dopo tutto a questo mondo per non restar piccoli bisogna aver virtù di far macellar uomini.
Napoleone I era figlio di un povero cancelliere, eppure macellando milioni di uomini, compreso mio zio Martino, arrivò ad essere un grand'uomo, ma finalmente, per aver voluto troppo, perde' tutto, e, come me, finì la vita prigioniero, lui a S. Elena, guardato a vista dai soldati inglesi, io nel bagno di S. Stefano, sotto la rigida sorveglianza delle sentinelle dell'esercito italiano.
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