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Io brigante

Carmine Crocco Donatelli
Tipografia G. Grieco, 1903, pagine 98

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   del momento critico, veniva meno, quella speranza ch'egli aveva nutrito di aver un appoggio sicuro nella guardia mobile. Forse un interno presentimento lo faceva avvertito che nell'ora estrema, sarebbe rimasto solo coi suoi piemontesi a combattere venti contro uno; stà però la frase «addio» in risposta «al rivederci» de' suoi padroni di casa.
   Finito il pranzo ognuno se ne andò pei fatti suoi ed io fui accompagnato nella mia camera da letto.
   Quella notte non potei chiudere occhio, passeggiai, pensai, ripensai, ma la mia coscienza mi rimordeva, vedevo innanzi a me il capitano ucciso, i soldati massacrati, mutilati; sentivo risuonare all'orecchio il lamento dei moribondi contro i quali i miei compagni avevano inveito egualmente per rendere più cruda la morte; ad uno ad uno mi si presentavano innanzi, quale terribile fantasma, i mille caduti nei passati scontri, e dalle vuote occhiaie uscivano scintille di fuoco, mentre mormoravano sommessi mille imprecazioni al mio indirizzo.
   Agitato, eccessivamente nervoso, mi alzai a sedere sul letto. La mia testa pareva un vulcano; avevo la gola arsa, i polsi battevano forte forte, pareva che il cuore dovesse uscire dal petto.
   Ma un pensiero venne tosto a sollevare l'abbattuto mio spirito ed a tranquillizzare la coscienza; mia madre!
   «E la tua povera madre morta nell'ospedale dei pazzi, chi la piange? E la tua mendicità chi la considera? dicevo fra me e me; della tua schiavitù chi n'ebbe pietà? Forse quel signorotto che ti accettò al suo servizio per darti due franchi al mese ed un tozzo di pane nero per satollarti?! Era forse una carità servire notte e giorno esposto alle intemperie, al gelo, alla pioggia, al crudo inverno, ed agli schiaffi dei crudeli castaidi? Carità sarebbe stata se tu avessi ricevuto tanto pane quanto il padrone tuo ne dava ad uno dei suoi trenta cani di lusso; se avessero speso per te, pel tuo benessere fisico e morale, la millesima parte di quello che si spendeva per mantenere bestie di lusso. Ma invece tu eri sfruttato, ed il frutto del tuo lavoro serviva alle gozzoviglie dei tupi padroni. Se ti avessero lasciato continuare la scuola delio zio Martino, non avresti più tardi preso il feroce tipo del selvaggio e forse saresti stato sempre un buon padre, un onesto cittadino... ma...».
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