Ero immerso in questi ed altri pensieri, quando la tromba brigantesca squillò i segnali della diana.
Mi alzai di buon umore; mezz'ora dopo il capitano di servizio mi informò che tutto procedeva regolarmente. Borjés aveva ordinato che la cavalleria all'alba perlustrasse il terreno all'ingi-ro per un percorso di sei miglia almeno, raccogliendo notizie sopra ogni cosa di anormale che si presentasse alla vista sua, e ne riferisse immediatamente.
Rimasto solo nel mio palazzo principesco incominciai a percorrere le splendide sale fermandomi nella galleria cosidetta dei quadri. Osservando qua e là attrasse la mia attenzione uno splendido quadro rappresentante il principio di una battaglia.
Gli arcieri scaramucciavano, i fromboi ieri lanciavano sassi, i pedoni con lancia e picca in resta e i cavalieri a lancia calata erano pronti al cimento.
Fra tutti spiccava la figura nobile di un cavaliere, ritratto a dimensioni più grandi degli altri che combattevano. Egli inforcava un cavallo coperto di ferro come coperto di ferro era il suo corpo dalla corazza lucente; teneva nella destra, in atto di comando, un enorme spadone; era grave nell'aspetto, aveva l'occhio fisso dove la battaglia incominciava.
Non so con quanta realtà, ma sta di fatto che m'immaginai dovesse quel cavaliere rappresentare qualche persona della famiglia Colonna di Stigliano, onde rivolsi a lui la parola, come se parlassi ad essere animato, e così dissi:
«Signore, il tuo portamento mi dice che abituato all'arte della guerra sei valoroso e non paventi la morte. Saresti a caso più valoroso di me? Scommetto che se ieri eri in Stigliano saresti fuggito come tutti gli altri, non ostante l'enorme spadone che tieni nella destra. Vuoi tu essere più valoroso del capitano Pel-lizza che morì gridando «Viva il Re»? Ebbene vuoi sapere chi fece cadere quell'eroe? un ragazzo di sedici anni che approfittando della sua sveltezza, scivolando di cespuglio in cespuglio cauto ed inosservato giunse a trenta metri da lui, e gli piantò nel cuore una palla di mezz'oncia.
I tuoi virtuosi antenati, al par di te cavalieri, combattendo t'hanno trasmesso in eredità la virtù di saper condurre gli uomi-
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