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Io brigante

Carmine Crocco Donatelli
Tipografia G. Grieco, 1903, pagine 98

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   ni al macello, e tu ora coltivi quelle virtù; sei principe, gran signore, ti hanno dipinto su questa tela per memorare la tua schiatta, che vuoi di più?
   Ma per me povero figlio della miseria, chi sarà quel pittore che dipingerà la mia entrata in Stigliano? Nessuno, e chi vuoi che abbia cura di un ladrone plebeo? Oh allora sarebbe bella e finita!
   Si finiamola, non pensiamo all'infamia del mondo, poiché è appunto, per l'infamia di D. Vincenzo C... che io turberò finché posso le case di voi signori prepotenti e nobili».
   A Stigliano ci fermammo due giorni, il 10 e l'I 1 novembre. I signori erano fuggiti tutti perciò decidemmo continuare la nostra avanzata tanto più che Borjés aveva vivo desiderio di giungere presto su Potenza.
   Ed eccoci sul misero villaggio di Cirigliano dove in mancanza di meglio troviamo pochi fucili per armare le nuove reclute, buoni maiali ed ottimo vino per le nostre mense. Dopo il rancio è fatta la paga alla masnada e subito dopo si parte per Gorgoglione che viene occupato senza colpo ferire.
   Le spie ci avvertono che per la valle dell'Agri una forte colonna di soldati avanza verso di noi. Lo scacco di Stigliano aveva fortemente impressionato non solo le popolazioni ma eziandìo il Governo. Prefetti, sottoprefetti, commissari regi invocavano dal ministero pronti e numerosi rinforzi di truppa per tener fronte a tanta invasione, mentre i liberali più arditi e valorosi incorando i timidi ed i paurosi andavano raccogliendo per i piccoli paesi e per i centri maggiori le milizie nazionali.
   Da S. Arcangelo, da Montemurro per tutta la valle dell'Agri i militi cittadini s'erano riuniti ed avevano combinato colle truppe regolari un movimento avvolgente, fiduciosi di arrivarci addosso all'improvviso non lasciandoci via di scampo.
   Si tiene consiglio tra i capi e prevale l'idea di evitare lo scontro guadagnando la boscaglia della montagna.
   Pratici del luogo ed abituati alla vita della macchia, non ci tornò difficile sfuggire al piano di guerra del comandante le truppe e mentre si credeva di sorprenderci in baldoria a Guardia Perticara, noi il 13 eravamo ad Accettura, Oliveto e Garaguso, pernottando in quest'ultimo paese.
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