Capitolo Sesto Attacchi isolati
Ritorno alla macchia di Toppacivita, campo di mia vittoria. Ma oh caso strano, essa era sparita.' non restava che la terra smossa.
Il generale Della Chiesa con tre battaglioni di bersaglieri e con artiglieria e cavalleria era giunto in Rionero. Alla macchia di Toppacivita, durante la mia assenza, s'era annidiata una banda di ottanta briganti capitanata da un certo Pio Masiello; costui aveva mantenuta la posizione ed il terrore nel distretto stante la deficienza di soldati. Il generale colla sua forza attaccò la posizione iniziando il tiro colle artiglierie; allo scoppio delle granate i briganti se la dettero a gambe, chi non fu ucciso, cadde poi prigioniero e la banda fu distrutta. Il generale avendo riconosciuto che quella posizione nelle mani dei briganti arditi e numerosi, era un forte pericolo per Rionero e paesi vicini, ne decretò la distruzione. Con pubblico bando diè libertà ai contadini di recarsi liberamente a far legna in quella macchia e così in men che non si dica la boscaglia del signor Filippo Decillo di San Fele divenne un bel campo raso.
Bisognava cercare altro quartiere che non fosse quello di Toppacivita.
L'inverno s'avanzava a gran passi, noi eravamo in tutti 2180 uomini e 340 cavalli. Ci dividemmo in sei frazioni principali, e costituii un'altra ventina di piccole bande dai 12 ai 20 uomini; questi avevano ognuno il proprio capo, potevano bivaccare a loro bell'agio, lavorare per conto proprio per buscarsi il pane ed in caso d'inseguimento dovevano rientrare alla banda principale dalla quale erano usciti.
Io presi quartiere nei boschi di Castiglione, Sassano, Pesco di Razza e Pietra Palumba, questa vasta estensione di boschi erano proprietà del Comune di Calitri, Carbonara, Aquilonia e di Monteverde, tutti paesi senza truppa, presidiati dalla debolissima guardia nazionale.
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