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Io brigante

Carmine Crocco Donatelli
Tipografia G. Grieco, 1903, pagine 98

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Nel giugno o nel luglio del 1862 una parte della mia banda, oltre 100 cavalieri agli ordini di Donato Tortora, aveva avuto incarico di aggredire la corriera postale che da S. Fele per Atella conduceva a Rionero. Informazioni segrete ci avevano fatto conoscere come in quel giorno viaggiasse un impiegato dell'ufficio del registro di Melfi con una considerevole somma di denaro, frutto di esazioni fatte in diversi paesi.
   Sapevamo che normalmente quella corriera era scortata da pochi uomini di fanteria, ma nella supposizione che in quel giorno sarebbe stata aumentata la scorta, volli che Tortora movesse all'impresa con buon nerbo di miei per non tornarsene colle pive nel sacco.
   Appostati lungo il letto del torrente Levata, al coperto dalle ripidissime sponde, stavano i miei pronti a sbucare fuori sulla strada, nei pressi di Ponte Vecchio, non appena la corriera fosse ivi segnalata, sicuri di mettere in fuga quel caporale e pochi soldati che servivano di scorta alla carrozza.
   Ed infatti non appena giunse la corriera al punto indicato i miei uccidono con un colpo di fucile il vetturale ed accerchiata la carrozza si danno attorno per raccogliere il denaro che si sapeva ivi depositato.
   Camminava la scorta alquanto distante ed era in quel giorno costituita da una quarantina di soldati del 62° fanteria comandati da un sergente. Il colpo di fucile, che dal l'alto dell'imperiale aveva fatto ruzzolare a terra il vetturino ferito mortalmente alla faccia, destò l'allarme nel piccolo distaccamento, che di corsa colle baionette in canna si slanciò all'assalto.
   Accolto a fucilate dai miei, il distaccamento si arrestò e rispose col fuoco, poscia accortosi che si cercava di avvolgerlo, il sergente ordinò di abbandonare la strada e si recò in posizione su d'una piccola altura presso la rotabile nella regione Gaudo, di dove cominciò a tempestarci con un vivissimo fuoco.
   Durò per più ore la lotta ed ogni qualvolta i miei in numero compatto cercavano caricare quel nucleo di valorosi erano accolti al grido di «Savoia» e caricati a loro volta colle baionette.
   Dopo due ore, Tortora non essendo riuscito a mettere in fuga la truppa, nel timore di rinforzi che potevano giungere dalla
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