vicina Rionero, volse le spalle e rientrò al bivacco avendo lasciato sul luogo dello scontro una ventina di briganti tra morti e feriti gravemente.
Sul finire del 1862 unitamente alla banda di Caruso nel bosco la Grotta nel Molise sostenni l'attacco di una compagnia del 36° fanteria rinforzata da 100 uomini di guardia nazionale.
Informati dell'avanzarsi della colonna, con simulata fuga di pochi dei nostri, attirammo la truppa in un terreno fangoso e disagevole dove a stento si riusciva a camminare. Quando la compagnia si fu internata in quella specie di pantano noi, sbucammo all'improvviso divisi in squadre e di galoppo ci gettammo sui soldati che risposero al nostro fuoco sparando contro di noi circondati e massacrati, senza che se ne salvasse uno solo.
Il tenente, preso vivo, fu legato ad un albero e passato per le armi; il capitano, che seppi di poi chiamarsi Rota, ferito al braccio da un colpo di fucile, ebbe il coraggio di spararsi alla tempia un colpo di rivoltella.
Padroni del campo spogliammo e depredammo i cadaveri, i più tristi, sollecitati dal Caruso, compirono atti osceni deturpando i poveri morti; dopo di aver raccolto i nostri compagni caduti e dato loro sepoltura sul posto, ci ritirammo nel fitto della boscaglia a dividere lo scarso bottino. Più tardi giunsero numerosi rinforzi, e noi a tempo avvertiti ci disponemmo a ritirarci, decisi di cambiar sede in cerca di altre avventure.
Ricordo come se fosse ora il terribile scontro avvenuto nei pressi di Rapolla in una nebbiosa giornata del mese di novembre, con uno squadrone di cavalleggeri Saluzzo.
Dall'alto di S. Paolo ove la banda era a bivacco fummo avvertiti che la cavalleria da Barile giunta a Rapolla, mirava guadare la Melfia, raggiungere regione Spineventola, e di là muovere all'assalto coli'accerchiamento.
Protetti da una nebbia abbastanza fitta, forti del numero e della facile sorpresa, noi decidemmo l'assalto al momento del guado.
E l'urto fu terribile e sanguinoso e dopo aspra lotta fummo posti in fuga lasciando nel letto del torrente buon numero di morti e non pochi prigionieri.
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