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Io brigante

Carmine Crocco Donatelli
Tipografia G. Grieco, 1903, pagine 98

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   il pane della giornata, obbligati ad errare di serra in serra fra cespugli spinosi, per fossi profondi, una sobrietà a tutta prova, furono fattori potentissimi che contribuirono a renderci forti e temuti.
   Per effetto del numero abbastanza grande dei componenti le bande e più ancora la efferatezza di molti di noi, spesso trovammo ostilità in quella plebe, dalla quale noi tutti eravamo usciti; ma in generale essa fu spesso di potente ausilio in tutte le nostre imprese. Cotesto aiuto, quasi sempre spontaneo, era conseguenza dell'odio innato del popolo nostro contro i regi funzionari e contro i Piemontesi, causa non ultima gli effetti della legge Pica, ed il modo sprezzante col quale gli ufficiali usavano trattare le popolazioni, facendo d'ogni erba un fascio.
   Prima del 1861, quando nel trono di Napoli regnava France-schiello, molto dell'elemento che costituiva la mia banda, proveniva dalle angherie sbirresche degli sgherri di Del Carretto, da persone che non avevano voluto piegare la fronte dinanzi a soprusi inauditi, che non vollero vendere l'onore delle loro mogli o delle giovane figlie a signorotti prepotenti, e si videro perciò perseguitati, posti all'indice quali malviventi, vagabondi, persone facili a delinquere.
   Dopo il governo di Vittorio Emanuele concorsero invece ad aumentare le nostre file i molti perseguitati dall'elemento cosiddetto controreazionario, che con spradoneggiante spavalderia, sotto l'usbergo della legge, commetteva infamie di certo non inferiori a quelle dei briganti, e con vendette basse e vigliacche denunziava padroni e servi alla polizia per sbarazzarsi di nemici personali.
   Tra le bizze degli uni e degli altri, chi se ne avvantaggiava eravamo noi che reclutavamo nel nostro seno persone che esercitavano influenza sui non abbienti.
   Fra le varie bande che infestarono la Basilicata, posso affermare senza tema di essere smentito, che la mia era la più ordinata e la meglio organizzata. Coppa, Ninco-Nanco, Caruso, Tortora, Serravalle e molti altri che ebbero il comando di bande, furono tutti miei dipendenti, ed ebbero in seguito sempre un sentimento di rispetto per il loro generale.
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