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Io brigante

Carmine Crocco Donatelli
Tipografia G. Grieco, 1903, pagine 98

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Un giorno circuisce la grotta ove sono ricoverato, e non ricorda l'ingenuo che quella grotta ha due uscite e mentre mi vuole morto di fame, sente che io sono già al sicuro sulla vetta del monte che porta l'esecrato suo nome.
   Avvilito, derelitto, m'insegue coi suoi a monte Caruso ove ci attacca col fuoco dei fucili rigati, e quando certo di avermi ucciso, vuol portare in trionfo il mio cadavere, si accorge, ma tardi, che il morto non sono io, ma il mio servo vestito dei miei panni da generale. E così di seguito gli sfuggo all'Ofanto quand'egli serve di guida a migliaia di soldati, e giunto salvo nel bosco di Sassano, mentre egli intontito da tanto mio ardire e fortuna non sa capacitarsi che io non sia caduto in suo potere.
   Siamo alla fine di giugno 1864, riuniti in dodici fidi amiconi contempliamo mesti e rattristati il cadavere del nostro fiero compagno d'armi Pio Masiello. Egli giace esamine sul ciglio di un fosso; ha l'occhio spento, le labbra livide, i denti stretti e le mani rattrizzate.
   Il suo petto è squarciato da diverse profonde ferite di pugnale. Ai piedi suoi sta il suo fucile scarico. Caruso trionfa.
   Ninco-Nanco, Masiello, Rocco Serra, Grippo, La Rocca sono morti, altri son prigionieri, che ci rimane se non morte o galera!
   La mia legione di valorosi e temerari compagni si era assottigliata enormemente.
   Dei duemila uomini già un dì miei dipendenti, nell'anno 1864 eravamo ridotti a cento e sedici tutti feriti da due sino a cinque volte. Dei rimanenti per compiere la cifra, ottantasei caduti vivi nelle mani della forza, sedici fucilati, cento e venti presentati spontanei, gli altri morti tutti colle armi alla mano.
   Mi accorsi, con vivo cordoglio, come la mia stella fosse vicina al tramonto; l'ombra minacciosa del Caino Caruso cominciava ad impensierirmi; il Melfese già teatro della lotta e forte baluardo all'accanito inseguimento, era divenuto luogo insicuro per me; vedevo in ogni persona, fra gli stessi compagni di mestiere, un traditore, un vile capace di vendere la mia persona per aver mitigata la sua pena; aggiungasi a tutto ciò le energiche disposizioni date dal generale Pallavicini per accellerare la nostra cat-
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