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Io brigante

Carmine Crocco Donatelli
Tipografia G. Grieco, 1903, pagine 98

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   dal 1862 al 1864 non ricordo i mille episodi della mia vita brigantesca, per cui mi sono limitato a citarne saltuariamente qualcuno, i più importanti e caratteristici; gli altri molti saranno certamente stati ricordati da qualche scritto di quei tempi, o meglio risulteranno dai rapporti ufficiali che i Comandanti e le Zone militari avviavano al Ministero della guerra.
   Le mie famose escursioni per la Capitanata, pel Barese, pel Leccese, nell'alto Molise, ecc., hanno lasciato ricordi atroci, onde non vi sarà paese che non ricordi maledicendo le devastazioni del rinomato capobanda Crocco.
   La prego perciò illustrissimo signor... di non mettere da parte questo mio scartafaccio; esso ben corretto, da colui che ha il dono della scienza e delle lettere, diverrà se non dilettevole, di certo interessante e meritevole di esser letto. Mi siano perdonate le parole improprie e sconvenienti, le prime sono da attribuirsi alla mia scarsa cultura, le seconde al mio sentito dolore, e prego correggere in modo ch'esse non offendino la dignità della stampa.
   Non è desiderio di trasmettere ai posteri il ricordo delle fatte uccisioni che mi spinge a pregarla di stampare questo mio scritto. Noi oggi leggiamo gli scritti di secoli remoti e dalla narrazione dei fatti avvenuti si traggono ammaestramenti avvenire; chi noi sa che fra mille anni questi miei scarabocchi possano servire a qualche cosa, che ora noi neppure pensiamo. Che sorga qualcuno, fra tanto crescente progresso intellettuale, che comprenda quello che io cercavo, e facendo la storia del duemila e duecento circa uomini scannati per uno solo trovi un efficace rimedio che valga ^rigenerare il genere umano. Né credo che in questo manoscritto difetti un tema che possa dar soggetto a scrivere molte cose.
   Quel povero monco che dopo aver servito il paese combattendo a Iena, a Vienna, alla Beresina, torna in patria senza una gamba ed è costretto a guardar pecore e mangiar ghiande per vivere, e ciò non pertanto raccontando ai giovani la sua storia, raccomanda d'essere onesti sempre e di accontentarsi del poco ben guadagnato e ripudiar il molto di provenienza equivoca, è tema che offre vasto campo a serie meditazioni coi giorni che corrono.
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