Storia arcana ed aneddotica d'Italia di Fabio Mutinelli
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ed onoro, le memorie che alla città sola di Venezia si riferiscono, già abbastanza edite, illustrate, commentate, dì-volgate ; siccome, siami permesso dire, sarebbe ormai tempo che ad altri più gloriosi veneti fatti i valorosi seguaci di Protogene -e di Apeile il pennello loro impiegassero, desistendo, una volta, di porgerci continuamente i' immagine dello sciagurato Falier, e quella dei Foscari, parimente sgraziati, e, in tutte le guise e sotto iutti gli aspetti, la veduta della piazza di san Marco, a meno che, per una virtù propriamente novella, tal cosa da lor non sì conducesse da pareggiare le famose linee di Protogene e di Apeile. In verità, e gii uni e gli altri, discorrendo in questi dettagli risowenir ci fanno dei due gentiluomini veneziani Lionardo Dandolo e Domenico Zaccaria Contarmi i quali, discepoli caldissimi di Averroe (maomettano anche da' suoi compatriotti avuto in concetto d'irreligioso, e che senza saper sillaba di greco interpretò i libri di Aristotele) ad indagar perdevansi un giorno, quanti peli abbia iì leone sul capo, quante penne Tavolloio sulla coda, come cieche siano le talpe, come sorde le api, come la fenice, tersa dal fuoco, dalle ceneri proprie rinasca. E poiché ho cominciato, desiderio sentendo, con licenza dei lettori, di progredire, impugnando i detti due gentiluomini la cattolica fede, e ridendosi di Cristo, e, senza intenderlo, adorando Aristotele, e pensando di non aver fatto nulla se contro Cristo e contro la sopra-umana sua naluranon avessero abbaialo,penetrati un di nella biblioteca di Petrarca si l'accano a deriderlo e ad insultarlo perchè nel parlare aveva egli usato di alcuna espressione dell'apostolo san Paolo, dicendogli: tienli pure la religione tua crisi lana, cbò nulla di tutto ciò noi crediamo. Il Ino Paolo, il tuo Agostino e coloro tutti che tante
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