Storia arcana ed aneddotica d'Italia di Fabio Mutinelli
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\iglioso che si forte rapisce, ed i euori a quii molle che tanto seduce ilo» si assaporava più il vero, nò più si amava il giusto e 1' onesto. Poche opere sono in luce clic disonorino l'umanità quanto la l'rinjiea del beneventano Nicolò Franco, infame lavoro di cui son gemme le oscenità più grossolane, la maldicenza piti libera e il disprezzo più ardilo dei princìpi e dei pontefici; peccano di licenza le rime di Giovanni della Gasa, tra le quali maggiormente disonesto è il Capitolo del Forno, e tale da far credere che il Casa scritto avesse espressamente un trattato sopra le oscenità delle quali ili esso ragiona; peccano di licenza, abbenchè pregevoli assai per la facile e notiv rale eleganza e per le piacevoli fantasie, le poesie giocose de! Derni da Bibbiena, e ciò per la grande abbondanza di troppo liberi equivoci e d'immagini sozze e vituperevoli; c quelle (li Agnolo da Firenzuola; e il Fendemmiatore, o le stanze amorose sopra gli orti delle donne e le altre in lode della menta di Luigi TansiHo da Venosa, riparale pero colle Lagrime di san Pietro, poema all'alto religioso e devoto ; e i versi del Randello ; e il l'astor Fido di Ballista Guariui, pastorale poesia che per una allettalrice dolcezza inspirando va negli animi i più squisiti sentimenti amorosi, laonde chi per età, o per indole è a queili inclinato, ben di leggieri può riceverne danno. Né de'più miti, o de'piìi gastigali erano certo i costumi delia miglior parte di que' famosi cantori. Arcivescovo di Benevento, e Nunzio del pontefice a Venezia, Giovanili della Casa, abbandonatosi agli amori, avevano un frullo nel figliuolo Quirino, ed Agnolo da Firenzuola, e Matteo Bandelle, monaco di Valloni-brosa il primo, dell' ordine de' Predicatori e vescovo di Agen il secondo, osservavano una vila troppo lontana da quella che ad ecclesiastici ed a claustrali si addicesse; onde in quel tempo m cui l'ira de" protestanti principalìiienle prendea a bersaglio e vescov i e preti, non polca accader cosa a' disegni loro piò acconcia che lo scorgere le abitudini di quegli uomini por\ertili, e leggere que' fescennini lor carmi che eziandio in perii
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