Storia arcana ed aneddotica d'Italia di Fabio Mutinelli
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nobilmente in Genoa, et si trova ili età ili cerca 33 anni, ili forle complessione, et di grande animo, molto ben dimostrato nella fortuna pericolosissima che scos ressemo in quel viaggio.® e sopra tutto desideroso di honor et di gloria. Ila veduto, et praticalo assai del mondo, et per un tempo ha tenuta una galea comprata el armata de sui danari, della qual poi, perchè non li rendeva utile, ne riuscite. Et l'anno passato fò espedito da sua Santità con una compagnia de fanti alla custodia de Rimano, quando si stava con sospetti dell'armala Turchesca ciie era da quelle parti non mollo lontana.
Non debbo in fine con questa occasione tacerle, che si ritrova in Napoli il signor Francesco da Porto gentil' homo Vicentino, che fò figliuolo del signor Brunoro, già condottici' d'una compagnia di leggieri di Vostra Serenità, et d'una figliola del signor Gio. Paulo Manlron il vecchio suo famosissimo conduttiero. Egli andò di 12 anni à Napoli del 1340, et in 27 anni che è stato fuori di casa ha servito prima per pagio del Vicere e poi per continuo (I), et capilanio, hora di 200, el hora di 300 et 400 fanti in Abbruzzo per guardia di quelle marine, alla guerra di Siena, dove si trovò al fai io d'arme di Pietro Sliozzi (2), el guadagnò esso medesimo una bandiera;
(1) I contìnui erano cinquecento cinquanta cavalli leggieri compari ili in cinque compaguie di cento gentiluomini, metà italiani metà spaglinoli, i quali erano chiamati i contìnui, perchè d' ordinario stavano alla corte per accompagnare il viceré, cosi in tempo (li pace, come (li guerra, tenendo per tale effetto sempre armi e cavalli bellissimi. (Jielazioni degli Ambascia/ori Veneti al Senato edite dall' Alberi. Serie 11, \ olume lì, p. 285. ììelazione di Napoli del senatore Girolamo Lippomano, ritornato amba-mo/ore del serenissimo I). tìiouanni a' Austria l'anno 1575.
(2) Figlio del famoso Filippo, il quale da' soldati de' Medici fatto prigioniero nella battaglia di Jlontemurh), uccidevasi in carcere il 18 settembre 1538, avendo prima scritto il seguente verso di \ irgilio )
Escoriare alii/ui* nostris ex ossibus iti/or. Imputando per ciò Pietro dover esser egli il vendicatore cui suo padre aveva nimicato morendo, da quel momento non ebbe più altro pensiero che quello
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