Storia arcana ed aneddotica d'Italia di Fabio Mutinelli
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ni ad aggionger diligenza a diligenza perché i desordeni siano corretli, el estirpati con l'eserui ione severa e diligente delle sue santissime leggi.
XXX. Convengo hen dire alla Serenità Vostra, che li car- v i ti inali protettori delle religioni làmio gagliardi uflicn col l'onte- i ' ĺce a loro favore, et Sua Sanlita mi ha detto, che ultimainanleP illustrissimo Farnese protettore di quelli di santa Giustina da Padova (1) h ha parlato, al quale ha risposto, ridendo Monsignore, questi frati vi debbono haver dato qualche buon presente ; intendemo che comprorno un presente di valore di XII'" ducati che già alcuni anni la Signoria di Venet́a voleva fare a Don Giovanni (2), et che 1' hanno dato a voi. el poi mi soggiunse : in effetto li Pontefici non la intesero a raccomandare le Religioni a' cardinali tanto ricchi, perche li poveri si contentano d'una tazza d'argento, o di doi pezze di zambeĺoto, ma li ricchi vogliono presenti grossissiḿ.
XXXI. L'avviso di Costantinopoli delia rotta havuta da v 2sĺeceinhi
Turchi in Persia, si pubblico qui giobbia mattina, che appena isṣ. era arrivalo il corriero, et innanzi che fosse tradotta la lettera scrilianii in zifra dalla Serenità Vostra in questo proposito, mi convenne andare in cappella : il Papa nell'cnlrare in Concistoro mi dimanḍ, se la nova era vera, el io m'iscusá dicendo di non bavere ancora letto la lettera; il medesimo officio fecero meco molli cardinali et altri signori desiderosissimi d'intender qualche cosa. Gioulo a casa mi parve bene mandare il Segretario a Palazzo a comunicare a Sua Santità quanto mi scrive la Serenità Vostra, i! che le apporṭ mollo piacerei^ ś come tuttavia sente tutta questa corte. All'audienlia di ti ieri mi disse che le dispiaceva in quesla occasione di non bavere ongie (ó) a bastanza, dolendosi grandemente del mal governo di Papa Gregorio, il q'jale poteva in tempo o!é Suol Pontificalo mettere in
(I) ́́enedettini, della Congregazione di Monteea«Ht́S 1(3) ́li Austria.
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