Storia arcana ed aneddotica d'Italia di Fabio Mutinelli

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      UiOregge il libro colia forinola della benedizione, mentre altro sostiene la candela accesa. In cappa 4 votanti di segnatura sono destinati all' incensiere e navicella, al secchietto d'acqua santa, al tondino^ «ol vaso del balsamo, e a quello col vaso del muschio, ambedue coi cucehiarini. Allora il chierico di camera in ginocchio sostenne la Rosa d'oro, che era stata collocata tra due eandellieri con candele accese sopra una mensa. Dopo che il Papa ha recitata la detta forinola, d Cardinal 1.° prete, o chi ne fa le veci gli presenta l'incenso, che il Papa benedice ( mons. l)ini opina, che debba benedirsi dopo il muschio ) indi gli somministra il cucchiarino cwn osculo, mentre il votante genuflesso tiene il balsamo ; quindi viene l'altro col muschio, ed il Cardinal ripete il fatto pel balsamo. Dopo che il Papa ha messo nella rosa principale il balsamo e il muschio, la benedice egli acqua santa, ricevendo l'aspersorio dal Cardinale, e tenendo il secchietto, il votante; poscia quello dell' incensiere lo presenta al Cardinale, che consegnatolo al Papa, questi incensa la rosa, triplici ductu. Tutta la funzione segue avanti la Croce pontificia sostenuta da un uditore di rota. In Cappella il chierico di Camera siede alla sinistra dell' uditore di rota, ministro della nutra. Dice il Raldassari nel cap. 2, essere proprio solamente del Romano Pontefice il benedire la Rosa d oro, come gli Agnus Dei± che non sì sono mai ingeriti ì Vescovi in questa benedizione; che s'eglino volessero praticarla, si potrebbe loro vietare dal Papa ; che questi ad essi non 1 ha proibito, perchè niun prelato ardi adoperatisi ; dimostra in fine che nè possono, nè debbono consacrare ( dovea dire ungere, pel balsamo, che vi pone, e benedice), la Rosa d'oro. Ciò non pertanto trovo in Bovio: La pietà trionfante nella fondazione di S. Lorenzo in Damasu, pag. 294, che Urbano Vili, spedì a Parigi nel 162» per suo legato a Intere il nipote Cardinal Francesco Barberini, dove benedì la Rosa d'oro, e la presento a nome dello zio alla Regina d'Inghilterra Enrichetta, che poi comunicò col Re di Francia Luigi XIII, suo fratello, nel dì dell'Assunta, tornando in Roma nel 1023 stesso; ma Cartari a pag. 142 riporta diverse testimonianze anche del contemporaneo Ricci, dalle quali è chiaro, che Urbano Vili, nella domenica Laelarc dell'anno santo 1025, benedì in Homa la Rosa d'oro, e dal cardinale la fece presentare alia regina con un breve A-poslolico, in cui chiamò la rosa: Sacrimi tniinus pontificiaecharilali». >•


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Storia arcana ed aneddotica d'Italia
Raccontata dai veneti ambasciatori (Volume Primo)
di Fabio Mutinelli
Tipogr. Pietro Naratovich
1855 pagine 382

   

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