Storia arcana ed aneddotica d'Italia di Fabio Mutinelli
Aoia A a ,tag. iti.
» Giovanni de Bardi nel suo discorso sopra il giuoco del Calcio fiorentino, che va sotto nome di Accademico Alterato così lo definisce. — »
« Ora 1 importanza di questo giuoco è vincere. Questo si fa col far uscire, cioè passare la palla sopra lo steccato nimico. Questo fa per lo più il datore col pugno, avvengachc con mano giammai trarla e scagliarla non lice, e di calcio col piede le si dà rade volte. Adunque ragion volea nominar questo giuoco il pugno piuttosto che il calcio, ma egli non fu così, affinchè non paresse cognominato dal fare alle pugna (che ili lui è un difetto accidentale, ed altrove uno spettacolo principale ), e così fosse questo giuoco sì nobile e si gentile, per altro franteso. Dal calcio adunque, il quale solo oltre al pugno può dare alla palla, e farla sopra lo steccato uscire si fu nominato. Che cosa poi sia il calcio e la sostanza sua definiremo così : il calcio è un giuoco pubblico di due schiere di giovani a piedi e sema arme, che gareggiano piacevolmente di far passare di posta oltre all' opposto termine un mediocre pallone a vento a fine di onore. — Sembra però, che che ne dica qui il Bardi, che anticamente non col pugno, ma si giuocasse col calcio, e lo prova quanto ne scrisse il Redi al Me-nagio, — In Prato ( egli scrive ), già Terra, oggi città in Toscana non più che dieci miglia distante da Firenze, si fa il giuoco del Jalcio non meno che in Firenze. Ma se nel giuoco di Firenze si usano piccoli palloncini, e si percuotono col pugno armato di solo guanto, in Prato si adoperano di quei palloni grossi, co' quali si suol giuocare al giuoco del pallon grosso, ed in questo giuoco del Calcio de' Pratesi non si dà al pallone col pugno, ma sempre col calcio, anzi rarissime son quel-
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