Storia arcana ed aneddotica d'Italia di Fabio Mutinelli
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Mercato per maggiore ignominia. Con che sfogatosi il popolo nel sangue ili quelli, non ha lolla la vita al Prior della Hoc-elicila, al duca di santo Pietro, e a don Tita Caracciolo, usciti di Castello per i patimenti e ricoverarsi in altra parte, ma semplicemente falli prigioni e condolli a Toraldo il quale, dopo di Lavorìi per Ire giorni tenuti in sua caso, li pose hicri in libertà, col consenso di esso popolo come quelli clic non Imevauo commesso alcun mancamento, giurala prima fedeltà al medesimo popolo. In tale armistizio s'intromisero il cappuccino, fratello del cardinale arcivescovo, il suo teologo, et un padre Domenicano per alcun aggiustamento col signor Viceré el il popolo, al quale havendo essi portale le ottime di-sposilioni di Sua Eccellenza di dargli ogni ragionevole, hone-sla, possibile soddisfalionc, unitisi li Capi deili Oltinii, con una infinità di allri, in sani' Agostino, e collo slesso Toraldo, fu tumultuai iamente deliberato di chiedere al signor Viceré diverse sodisfattili, ma tra le altre di haver in suo potere il castello sani' Ermo, e le guardie del palazzo per loro sicu-rezza^ con consideratone a Sua Eccellenza di pensarvi bene5 e prendere il consiglio ilei signor cardinale Triullio (I), e da chi altri le paresse sopra tale istanza che mirava alla quiete della città e del reguo, el il servito del re, ollnmenli ha-vrebbero prese quelle riso'ulioni che loro liavrebbe inspiralo il Signor Dio, dandogli tempo a risolvere per lutto il giorno di sabbato. Mostrò il signor Viceré l'impossibilità di compiacergli nella dimanda del castello raccomandato al castellano immediatamente da Sua Maestà, il quale in ciò non lo liavrebbe obbedito. E cercali dicn giorni di tempo a deliberare, forse per avere intanto il parere dell' ambasciatore Ognale3
(1) Gian Giacomo Teodolo TW lutata di Miiano, il ((uale, dopo di avere militato con gloria negli eserciti di Filippo 111, si fece ecclesiastico, e fu cardinale nel 1026. Divenne poscia vicere di Aragona, poi di Sicilia e di Sai degna, governatore generale del Milanese, ed ambasciatore di Spagna a Roma Mori a Milano il 5 agosto 1057.
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