Storia arcana ed aneddotica d'Italia di Fabio Mutinelli
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A' 16 Martedi, alle tre della notte, fui introdotto all' audienzaai maggio
1P65. della duchessa sposa, la quale, per le sue singolari bellezze, per lo splendore delle gemme che la coprivano, et per P innumerabile stuolo di dame, e cavalheri, pomposamente adhor-nati, olire Faiuto d'una quanlilà grnude di lumi, che riflettevano in cristalli di rocca, et in specchi di straordinaria grandezza, sembrava una Deità, et quella stanza la Reggia del sole. Con aggiustali termini le rappresentai li sentimenti del mio giubilo per la felice esaltalione dell'Altezza Sua, per l'applauso di questi popoli, ma molto più per la prosperità di questo degnissimo Sovrano, che con grande ragione epiloga le sue contentezze nella gloria di cosi prezioso acquisto. In lingua francese, con soavissime e degne parole corrispose all'ufficio, eccitandomi a lasciar l'idioma italiano, da essa niente compreso. M'interrogò se havevo veduta la Francia, el mi disse, che qui ritrovava un esemplare di quella gran Corte. In seguito passai all' appartamento del signor duca, et spiegato il mio contento per il felice ritorno dell'Altezza Sua3 dicendole, che per inlrodur un angelo in questo Sialo, le strade non potevano essere che smaltale di fiori, el li sentieri di Paradiso. Il di lui giubilo per queste nozze non è certamente credibile. Spira da tutte le parli gioia, e contento, et son due giorni, clic si vede in esso rallentala quella straordinaria fierezza, et instancabile moto clic dimostra in tulle le sue ationi. onde le cause possono essere bastantemente comprese. Mercordi sera, messosi a Ietto avanti della sposa, prima clic sopraggiongesse si addormentò; et la sposa, gentilissimamente levati due tamburi alle Guardie svizzere, vi si accostò con le sue damigelle, onde al rumore risveglialo il duca tirò sopra ij letto tre, o quattro di quelle donne, che strillavano fin alle stelle.
lì » XIX. Quando il marchese di Fiori (sic) mostrò desiderio
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1605. d'intraprendere cotesto scrvilio, et che dopo I suoi negoliati in Yenetia si ricondusse a Torino per stipularli Vostre Eccellenze haveranno a memoria haver io scritto, che il medesimo
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