Storia arcana ed aneddotica d'Italia di Fabio Mutinelli
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i Pirati di essa hebbero più di mille Navigli grossi per volta, e si superbamente corredati, clie molti liavevano le vele di purpura, le sarte tessute d oro, et i remi guernilì d argento; e tanto guerriere, che havevan guasto più di quattrocento Città, e reso impraticabile tutto il Mar Mediterraneo, con porgere a Roma tanto spavento, che da questo venne in cognizione di non esser invincibile, e fu astrelta a far quella grande spedizione di Pompeo Magno. Colà dunque aspirò il Gran Duca Cosimo, dove fu cimentato Pompeo il Grande. E benché il pensier suo havesse in se oggi'lto così supremo, si fu egli più ragguardevole per altrettanto Christiana, et alta pietà. Erano affisse sopra le mura di quella Fortezza circa quaranta teste di quei valorosi vassalli suoi, che della Nave Prospera furori colà sbarcati dall'imperita disubbidienza di quel Capitano, che col sommerger se, e la Nave, tolse al Gran Duca il dargliene quello esemplar gastigo, che si haveva meritato. Questo Trofeo, che qui s'liavevano alzato i Turchi, molto più che quei di Milciade, teneva desto il cuore del Gran Duca. E questo pegno rimaso colà, lo rendeva più ansio che la salvezza dei suo scudo al famoso Tebano, E troppo fu previsto da questo Agà, che per più riprese haveva fatto opera in Constantinopoli, che si levassero via quelle teste, affermando, che non potevan servire ad altro, che per un'alletto, e forzoso stimolo del Gran Duca alla destruzione di quel luogo.
Questa dunque fu la Impresa, che per quest' anno segnalò il Gran Duca, tra molte altre che secondo il solito furon ordinate all'Ammiraglio Ingherramì, con queste sei Galere, la Capitana, la Padrona, la S. Maria Maddalena, S Francesco, S Stefano, e S. Giovanni ; le quali furon apprestate d'ogni necessario apparecchio, e ripiene di sei Compagnie di Soldatesca sotto il comando in terra del Signor Giulio dei Conti di Monlauto, e con più di quaranta Cavalieri, et una buona mano di Nobili Venturieri, tra'qualì fu il Signor Don Pietro de Medici. Et ali ultimo di Marzo del presente anno fecero partenza dal Porto di Livorno, dopo una pia, e devotissima invocazione del divino favore, e con 1 auspizio felice della presenza del lor Padrone Serenissimo.
Giunsero il secondo giorno d'aprile a Civitavecchia, e quivi trovarono il Conte di Caudale Duca d'Halluyn Pari, et Colonello general di Francia, figliuolo primogenito del Duca d'Espernon, giovanetto di
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