Storia arcana ed aneddotica d'Italia di Fabio Mutinelli
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Da tanti argomenti consolidata questa credenza, prese talmente fra il popolo, che quasi dimenticata ogni altra sciagura, fece chiamar quella la peste degli untori, come l'antecedente erasi chiamata di san Carlo. La ragione dormigliosa guardò quella colonna con terrore ed esecrazione; e uomini di gran senno parevano dar fede al delitto ohe essa attestava Honorifica mentio era chiamata dall' A igeila ti nel 1745 quella che ivi si fa del Monti (l). ISe esiste tuttavia, dice il Muratori (2), la funesta memoria nella Colonna infame posta ove era la casa di quegli inumani carnefici. Che più? il Parlili il Poeta della civiltà non pareva disapprovarla almeno nel frammento serbatoci dal Balestreri (3). Il qual Balestreri nel luogo stesso accenna una dissertazione sulla Colonna infame letta nell accademia dei Trasformati dall'avvocato fiscale Fogliazzi, ma per cercare, a me non venne mai fatto di trovarla. Il primo che di proposito, e con assennatezza ne ragionò fu quel Pietro Yerri, che disse tauto male della sua patria e che le voile tanto bene. Preso egli a considerarne il procosso, mostrò come tosse piuttosto segno di gran pietà per le vittime, di vera infamia pei giudici c pei tempi. Ma la verità era timida ancora; il rispetto ai figli di coloro che v'aveano dato mano te che lo scritto rimanesse inedito fino ai nostri giorni Dovette adunque la ragione coprirsi di vesti speciose: cominciò a scassinare di soppiatto la colonna; poi mostrò coinè minacciasse di ruina le vicine case; alle corte, la mattina del I 0 setttembre 1778 fu trovata a terra. Ora neppur più rimane vestigio del luogo, appena qualche traccia della ricordanza- »
Dopo tutte queste cosi curiose ed interessanti notizie dateci dal-
(1) Script, mod. in Monti.
(2) Del Gov della Peste c. 10.
(3) Traduzione milanese della Gerusalemme Liberata, canto X st 70 in unta. Kcco alcuni di quei versi:
Quivi romita mia colonna sorge Infra l'erbe infecondi! e i sassi e il lezzo Ov' uom mai non penetra; però oh unii Geni» propizio all' insubre cittade Ognun riniove, alto gridando: luiifii, O buoni l'ittailin, lungi die il snido Misurabile infame non v'infetti
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