Storia arcana ed aneddotica d'Italia di Fabio Mutinelli

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      tendeva. Ciò fatto, il Vice doge, il Patriarca, I' ambasciatore di Francia calarono alla fossa de fondamenti, pigliarono in mano la cazzuola e malta, posero la pietra, a cui per entro collocarono le medaglie. Appresso vi discesero altri Senatori, che faceansi una religiosa festa di ponici qual pietre, qual calce, e tutti monete d'oro e d'argento Intanto il Tempio risonava d'inni e salmi al misericordioso Signore al line proteggesse eziandio la incominciata fabbrica, alla quale sin d'allora si adoperavano mille e mille mani ; dopo di che si celebrò la solenne Messa da Monsignore Patriarca. La quale compiuta; con l'ordine stesso che era venuta, ritornò a san Marco la Serenìssima Signoria, piena di somma fiducia,
      E già eziandio da questo giorno era sempre minore di numero ro delle vittime devote alla pestilenza; sembrandomi quasi, che in ogni pietra, la quale si poneva all'innalzamento del nuovo tempio, si guadagnasse qualcuno a vita e sanità. Fìnehnente dopo il sedicesimo mese cessò il contagio, che fece perire in Venezia sessantamila persone, a nello Stato più di cinquecento mila (4). Allora, ed era il mese di novembre, decretò il Senato pubblicare la liberazione della Città, visitare solennemente la votiva Chiesa, e dappoi visitarla, ciascun anno, il giorno della Presentazione di Maria Vergine. Come quella solennità si praticasse di lasciò scritto il cherico e cittadino nostro Antonio de Vescovi colle seguenti parole, che il Galliccìolì riferì nelle sue Memorie; » In quel giorno risplendeva il sole con una bellissima giornata, benché, molti giorni prima, il tempo fosse cattivo e tenebroso. La Piazza di san Marco era tutta addobbata, clic pareva un teatro; le colonne, i portici, le finestre erano tutti arricchiti di superbi arazzi, cuoi d'oro e tappeti Le Procurale erano vagamente adornate di preziose pitture. In mezzo alli Portici di esso Procurane Nuove vi era un palco per li Sopra provveditori e Provvedi tori alla Sanità. Pendeva al di fuori appoggiato alle cornici lo stemma delle loro case adornalo di bellissimi lavori Nel mezzo di esse arme stava un vaghissimo Quadro (2), ch'era undici braccia di altezza, e nove e un quarto di larghezza, sopra il quale era espressa la Beala
      (I) Nani, Historia Veneta, Lib \ MI. p. 473.
      (f) Ora è nell'alto del Tempio ritnpelto all'altare maggiore.


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Storia arcana ed aneddotica d'Italia
Raccontata dai veneti ambasciatori (Volume Quarto)
di Fabio Mutinelli
Tipogr. Pietro Naratovich
1858 pagine 603

   

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