Storia arcana ed aneddotica d'Italia di Fabio Mutinelli
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melile lenere alli Cupi dello Religioni lolle esistenti nelle Provincie dello Sialo per la sua esecuzione.
L'Imperatrice vedova, Regina di Ungheria e Boemia ec. Duchessa di Milano, Mantova cc. ec. cc.
Serenissimo Duca di Modena, Nostro amato Cugino, Amministratore del Governo, e Capitano Generale della Lombardia Austriaca, durante la minore età del Serenissimo Arciduca Ferdinando, nato principe d'Ungheria, e Boemia.
Benché col Reale dispaccio dei 22, febbraio 1751, e specialmente coli' altro de'23 febbraio 4756, ad esempio di alcuni de'Nostri antecessori in codesto Dominio, abbiamo preso in considerazione di temperare la cupidigia di procacciarsi titoli, e distinzioni di mero lusso, invalsa in alcuni Ecclesiastici di detto Stato, non ci è però riuscito di estinguerla affatto, nè meno ne'chiostri dei Regolari, i quali, per l'instituto che professano, dovrebbero essere più alieni degli altri da sì fatta vanità; anzi siamo informata, cbe alcuni di questi ultimi, con sentimento e spirito dissonante dallo spirito di umiltà, che loro ispira*-dovrebbe la professione di vita religiosa, continuino a cercare il modo d'impetrare, o dalle Congregazioni di Roma, o dalle rispettive loro Curie generali, titoli, privilegii, e precedenze incompetenti al loro grado, e al loro merito, e discordanti dalle leggi, e delle costituzioni dei rispettivi loro Ordini, facendosi annoverar tra gli Abati, o tra Maestri (li teologia, e Definitori perpetui, o tra quelli clic sono stati Provinciali, e Definitori, o Segretarii generali, o Lettori emeriti, e giubilati, per goder anch' essi, senza giustificato titolo di merito degli onori, delle preminenze, e dei comodi dovuti a quei religiosi che veramente son tali. Scorgendo Noi pertanto essere simili grazie indebite e pregiudiziali non tanto al temporale interesse delle stesse Comunità Regolari, ma ancora al vero splendore degli Ordini, e alla pace e tranquillità delle Religiose famiglie, nelle quali sì fatte dispense sogliono far scomparire la dovuta distinzione del vero merito, e creare tra i claustrali invidia e discordia ; abbiamo presa
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