Storia arcana ed aneddotica d'Italia di Fabio Mutinelli

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      la spada nuda alla mano nella garitta situata sulla porta dello «tesso castello ch'era serrata, avanti a cui pervenuto, e fermatosi nella forma accennata il detto signor Yicere, chiamò, com'è costume in tal funzione, rispondendo in idioma spagnuolo ( siccome favellò Sua Eccellenza) il detto Governatore Cruz: quien biene alla? e fu replicato da Sua Eccellenza: Filippo quinto. Rispose il medesimo Cruz: venga in ora buona j e subito egli discese a basso, facendo aprir la porta, Cuora di cui uscendo, accompagnato da dodici alabardieri armati di dirazza, svolazzando loro in testa vaghissime piume, e dietro ad-assi lutti i soldati di quella guarnigione colle armi in alto, siccome aveva la spada nella destra il medesimo Governatore, e nella sinistra una nobil guantiera d'argento con dentrovi le chiavi dorate di quel castello, ed il bastone del coniando. Ed appressandosi egli a Sua Eccellenza le disse: qui sta il castello, il comando, e le anni, ponendo in così dire la spada ch'egli impugnava sulla medesima guantiera, e nel medesimo tempo tutti que'soldati calarono le armi, subordinali a' cenni del re, ed agli ordini di Sua Eccellenza, la quale domandò allo stesso governatore,per chi teneva quel castello? Rispose egii allora: per Carlo secondo. Ed il detto signor A'icere pigliando quelle chiavi in mano, disse al governatore : Vostra Signoria lo tenga dm oggi in rivalili per Filippo quintoe facciu inalberare lo stendardo ; e nel tempo stesso die il governatore in mano di Sua Eccellenza il l'leylo omenage, dicendole : giuro, come a Carlo II, a Filippo V, la medesima fedeltà. E ciò detto il Cruz subilo voltassi verso il castello, siccome fecero i nomati suoi soldati, spalancandosi le porte del medesi ino castello, sopra di cui, nel mezzo, comparve il ritratto del nuovo monarca, e con bel garbo avventò (sic) il Mastro di campo in alto il suo eappellofch' era fregiato di ricchissima gioia, e disse a quella gvmm nigione: figli, e compagni, soldati di Carlo secondo, nostro re Filippo quinto ; viva il re. Ed al medesimo istante fu veduto con giubilo, ed acclamazione universale dai soldati, e dal popolo sventolare, inalberato, lo stendardo reale sul maschio dello slesso castello, con una salva veramente degna di questa gran cerimonia, scaricandosi sopra scinola tiri di artiglieria, vedendosi poscia il castello medesimo, sul-I imbrunir della sera, ron capricciose invenzioni illuminato da per


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Storia arcana ed aneddotica d'Italia
Raccontata dai veneti ambasciatori (Volume Quarto)
di Fabio Mutinelli
Tipogr. Pietro Naratovich
1858 pagine 603

   

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