Storia arcana ed aneddotica d'Italia di Fabio Mutinelli
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IV. Due sono adunque ai giorno di hoggi gli oggetti so- 4 "i,"[hrc pra i quali tiene fissamente attente le mire il Governo; l'uno è quello d'inseguire colla maggiore ansietà li rei, non solo per dar loro la meritata pena dell'enorme attentato, ma per levare il fomento a nuove combustioni, che unn si laseian d'apprendere quando sortisse loro di ridursi in salvo, et havessero il modo, rinvigoriti da lorze straniere, di nuovamente cimentarsi a perturbare la quiete del regno. Versa l'altro nell'andare disponendo con applicatione istessa tutte quelle preventiom più caute che valer possano ad assicurare da nuove agitatiom la tranquillità interna, et a guarentire da tentativi, et aggressioni esterne il pacifico stato presente del regno medesimo. Per quello riguarda però il primo punto ha il signor Vicere spedito il duca di Saruo, figliuolo de! principe di Oitaiauo. et il principe di Valle co! seguito di trecento huomini armati alla volta di Monte vergine (l), verso dove vi sono riscontri si fosse incamminato il principe di Macchia con due degli altri capi, don Tiberio Caraffa et don Giuseppe Capeee, et con diversi dei loro satelliti, molti dei quali sono effettivamente caduti nelle loro inani, distinguendosi dagli allri un giovanetto di grandissimo spirilo, figliuolo spurio di don Maiitia Caraffa, ed un tale capitano Oliva, scelleratamente famoso, che fu compagno di Santuccio, et elio tiene più bandi di vita, quale è stato uno degl'istrouienti più adoperati, et nel maueggio, et nella ese-culione delta congiura. Anche don Giuseppe Capeee ha provato la mala sorte d'incappare nelle mani dei regii, da'quali resto ucciso, dopo una disperala resistenza; et la di lui testa, portata in Napoli, è stata dentro una gabbia di ferro esposta ed affissa od un torrione del Castel uuovo, come altre, di persone di qualche grado, attaccale alle torri di santa Chiara, et san Lorenzo, al palazzo della Vicaria, et alla porta nominata Ca-
(I) Uno dei pili alli Vpeiiuim. nel Prineiptlo Lltmioie, al IN. K della cillà ili Vviillmo.
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