Storia arcana ed aneddotica d'Italia di Fabio Mutinelli
ziom, e quello slesso ir ìttiimento che sarà usalo serso li si-gnor ambasciatore di Francia, in conseguenza delle promesse fattemi da questi ministri.
(7 giugno Ormai, da più giorni, mi ritrovo a Gaeta. Qui mi si era ,738' già preparato I alloggio dalla corte, il quale trovai, rispetto alle presenti ristrettezze di questo soggiorno, assai comodo, e distinto, posto in vicinanza, e in egualità a queììo de! signor ambasciatore di Francia, al quale non viene usala in qualunque altra materia la minima distinzione, della quale non sia partecipe ancor io, con piena sicurezza, « soddisfazione della pubblica dignità. Il re suolo distinguermi co! dirigere bene spesso a me il discorso in pubblico eoo molta significazione di clemenza, ed luna mattina in particolare ebbe la benignità di dirmi, che le notizie che aveva avute dalla regina non potevano esser più piene in riguardo alle universali attenzioni ricevute nel suo passaggio per codesti pubblici slati, comandandomi nello slesso tempo di partecipare alla Serenità Vostra i sentimenti della sua più viva riconoscenza. Ha maravigliosamente comprohato le predelle notizie, a maggior vantaggio del pubblico nome, il conte di Focncìara, che giunse (jui sabbaio a sera col duca di Citignano Questi due signori non si saziano inai di raccontar meraviglie, sopra gii onori, e gli accoglimenti fatti nei pubblici siali alla regina, di maniera che altro di presente non trionfa nei discorsi di Slitta la corte, che le magnificenze della Serenissima Repubblica dimostrale in questa occasione^ ie quali si predicano con giubilo e stupore universale. Le anticipale impressioni concepite da questa corte dell' indole della regina, e delle idee colie (piali mosti"! di venire a questa parie sono come manifesti presagi di quella mutazione in questo Governo, clic ragionevolmente si sospetta. In questo suo viaggi® ella ha dato saggi di uno spinti) franco e propenso a dominare, come T Eccel-tallissimo Sanalo può aver conosciuto più da vicino, e le noti/.ie i.he '[ili si sono avuté, di qualche armino da lei pie-
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