Storia arcana ed aneddotica d'Italia di Fabio Mutinelli
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consuetudini, che annientarli sarebbe apparsa ingiustizia per lino a coloro che ne avrebbero goduto Perciò il re e il Tanucci, non toccando agli interessi de' baroni, terre, entrate, diritti e proventi, ne depressero 1' autorità e rivocando molte giurisdizioni, soggettando ad appello le sentenze de' giudici baronali, diminuendo il numero degli armìgeri, prescrivendo regole a punirli, snervarono il mero e misto imperio, principale istromento della baronale tirannide. Poco appresso furono abolite parecchie servitù personali, quindi per legge stabilito di non mai concedere nelle nuove o rinovate investiture de' feudi la criminale giurisdizione. Sì dichiararono con altra l«gge incancellabili dal tempo le ragioni delle comunità sopra le terre feudali, sì concitarono i litigi ; e i giudici stando nella città sotto gli orchi del re, lontani dalla potenza dei baroni, in mezzo a secolo di franchigie, sentenziavano raro o non mai a danno dei Comuni. Alle quali giustizie Carlo unì le arti di governo, invitando i maggiori baroni alla corte, e trattenendoli per lusso e vanità. E poiché i maggiori dimoravano nelle città, i minori seguivano per ambizione H esempio. I feudi restarono • sgomberati de' suoi baroni le squadre di armigeri, di custodia e potenza dei signori, divenute peso e fastidio, sminuirono ; respiravano le provincie ; la città capo del regno, assai popolosa più cresceva ; le case grandi per soperchio lusso e 1' abbandono delle proprie terre, impoverivano ; danni non però eguali al benefìcio della depressa feudalità. Mutando in parte i sentimenti del popolo, furono i baroni meno riveriti, la feudalità meno legittima, e a poco a poco si aprirono le strade a maggiori successi.
Era tempo felice a' sudditi ed al re ; le oppressioni vicereali dimenticate, le baronali alleggerite, certa la pace, avventurosa di molta prole la reggia, il vìvere abbondante, le opinioni de' reggitori e del popolo concordi Piccolo numero di sapienti amanti di palria e di novità era unito al governo, però che le riforme di Carlo giovavano alle libertà universali ; ed il passaggio della monarchia da feudale ad assoluta vedevasi come età necessaria della vita delle nazioni. Lo studio perciò del re, l'interesse de' popoli, le speranze dei novatori miravano e correvano al punto istesso (1). »
(1) Colletta, Storia del reame di Napoli ÌAbro l
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