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aspettava gli ordini della sua graziosa padrona| aveva levato un giornale dal fascio di carte che era stato consegnato poc'anzi dal procaccia di Altariva sottana alla porteria del cancello| si era sdraiata a mezzo sulla greppina del salottino| e stava leggendo| alla rubrica dei teatri| il largo e diligentissirao cenno del sucoesso italiano di una commedia francese.
— Sempre bellissime| queste commedie francesi ! — notò giudiziosamente la signorina Marga| come fu arrivata alla fine. — Trovate stupende| scene magistrali| caratteri perfetti| spirito a bizzeffe| e tutto di buona lega! Non ci siamo che noi| italiani| che non ne imbrocchiamo mai una. Pare una maledizione. —
E sospirò| la signorina Marga. Non già perchè avesse scritto per il teatro anche lei| Dio guardi I Ch'ella non appartenesse all'ordine dei penniferi e alla specie degli imbrattacarte si sarebbe potuto giurarlo| solamente al veder le sue mani| bianche| morbide| aggraziate| non fatte per iscrivere| bensì per invitare| per costringere a scrivere. E il viso e tutto l'altro della persona erano in proporzione con la bellezza delle mani. ' Cameriera! che cameriera? questa ò una principessa travestita „ soleva dire di lei messer Gaione| fabbro ferraio nella sua gioventù| arricchito in America| oramai a riposo in patria| e capo fab-