Atto primo
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Bri. Benissimo ; ma son eapitadi altri tre creditori, el mercante de' panni, quel della tela, el padron della casa che vuol l'affitto. Ans. E ben, pagali e mandali al diavolo. Bri. Da qua avanti 110 la sarà tormentada dai creditori. Ans. Certo che no. Ho liberate tutte le mie entrate.
Sono padrone del mio./ Bri. Per la confidenza che Vossustrissima se degna de donarme ardisso dir che l'ha fatto un bel negozio a maridar l'illustrissimo sior Contili, suo degnissimo fiol, con la fia del sior Pantalon. Ans. Certo che i ventimila scudi di dote, che mi ha portato in casa in tanti bei denari contanti, è stato il mio risorgimento. Io aveva ipotecate, come sai, tutte le mig rendite. Bri. /^T'che ì^' xe in pagar debiti, la sappia che, co 1 vago fora de casa, no me posso salvar : quattro ducati qua, tre là; a chi diese lire, a chi otto, a chi sie; s'ha da dar a un mondo de botteghieri. 2 Ans. E bene, che si paghino, che si paghino. Se quella borsa non basta, vi è ancor questa, e poi è finito.
(mostra un'altra borsa che è nello scrigno Bri. De ventimila scudi no la ghe n'ha altri ? Ans. Per dir tutto a te, che sei il mio servitor fedele, ho riposto duemila scudi per il mio museo, per investirli in tante statue, in tante medaglie. --»
1 come, quando.
2 Brighella, che è furbo quanto il suo padrone è sciocco, non ha voluto d'un colpo presentargli la nota di tutti i debiti — che avrebbero potuto impressionarlo — , ma un po' alla volta; e poiché vede la buona disposizione del padrone, da buon servitore approfitta del momento favorevole. E per cavargli i denari basta che -con gran flemma, serio serio, gli dica : Bellissima o Benissimo.