Atto ter/,»
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SCENA IX.
La contessa Isabella ed il Dottore.
Isa. Non mi parlate più di riconciliarmi con Doralice,
perchè è impossibile. Dot. Ella ha ragione, signora Contessa. Isa. Può darsi una impertinente maggiore di questa ? Dot. È una petulante.
Isa. Assolutamente, assolutamente la voglio fuori di
questa casa. Dot. Savissima risoluzione. Isa. Io sono la padrona. Dot. È verissimo.
Isa. Non è degna di stare in casa con me. Dot. Non è degna.
Isa. Dottore, se mio marito non la manda via, voglio
che le facciate fare un precetto. Dot. Mah ! vuole accendere una lite ?
una casa da ' matti „ , ha pensato da tempo al rimedio, ha studiato i caratteri, e ha preparato da tempo il contratto : xe un pezzo che vedo el bisogno; ma la casa non si poteva prenderla d'assalto, bisognava far sorgere la necessità dalla situazione, non esibirsi come un intruso, ma spuntare come un salvatore.
E così vien fuori la sua filosofia pratica della vita, che è quella del Goldoni, che ' el capo de casa xe quello che fa bona o cattiva la fameggia „ : filosofia bonaria, arguta, ma non ironica, che sa pur compatire alle debolezze umane, anche a quella delle ' medaglie „ !
Scena IX. — E scena, si può, dire superflua; tanto, si poteva senz'altro giungere alla scena risolutiva — Ecco intanto Pantalon ; che entra con poche cerimonie nella camera della Contessa, contento e serio, ma cortese; anzi più cavaliere de' cavalieri di professione, per non scomodare la Contessa, convoca la seduta solenne in camera di lei. Ma guardatelo in faccia e vi accorgerete che ha già preso l'aria e il tono di un capo di casa; 1' espressione delle parole è piena e recisa.