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La Famiglia dell'Antiquario

Carlo Goldoni
Edizioni Principato, , pagine

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   118-
   La famiglia dell' antiquario
   Isa. Non siete capace di sostenerla ? Dot. Per me la sosterrò; ma s'ella anderà via, vorrà la dote.
   Isa. La dote, la dote! Sempre si mette in mezzo la dote. V'ho detto un'altra volta che prima vi è la mia. Dot. E verissimo, ma la dote della signora Doralice a-scende a ventimila scudi, e la sua non è che di duemila. Isa. Siete un ignorante, non sapete niente. Dot. (Già, quando non si dice a modo suo, si comparisce ignorante),
   SCENA X.
   Pantalone, il conte Anselmo e detti.
   Isa. Che cosa c'è, signori rtiiei ? Qualche altra bella
   novità al solito-? Ans. La novità la sentirete or ora. Pan. La compatissa se vegno a darghe un poco d'incomodo.
   Isa. Vostra figlia ha poco giudizio.
   Pan. Adess'adesso la sarà qua anca eia.
   Isa. Ella qui ? E come c' entra nelle mie camere ?
   Ans. Deve venire per un affar d'importanza.
   Isa. E non vi è altro luogo che questo ?
   Pan. Avemo l'atto per no incomodarla eia torà della
   so camera. Isa. La riceverò come merita.
   Pan. La la riceva come che la voi, che no importa. SCENA ULTIMA Doralice, Giacinto, il Cavaliere del Bosco e detti.
   Cav. Servitor umilissimo di lor signori. Ans. Sediamo, sediamo. (tutti siedono
   Dor. Si può sapere per che cosa mi avete condotta qui ? (a Giacinto