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La Famiglia dell'Antiquario

Carlo Goldoni
Edizioni Principato, , pagine

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Atto ter/,»
   121
   raiglie. (Mai più vado in veruna casa, ove sieno suocera e nuora). (parte
   por. Se è andato via il Cavaliere, non resterà nemmeno il Dottore.
   Pan. Cossa disela, sior Dottor, ala visto con che prudenza ha opera el sior Cavalier ?
   Isa. Il signor Dottore non ha da partire di casa mia.
   Dot. La nostra è amicizia vecchia.
   Pan. Giusto per questo la s'averia da finir.
   Dot. La finirò; anderò via e non ci tornerò più; ma vorrei sapere per che causa con una sì bella frase si licenzia di casa un galantuomo della mia sorta.
   Pan. Co 1 noi savè, ve lo dirò mi, sior. Perchè vu altri che volè far i ganimedi, no sè boni de altro che da se gondar i mattezzi -.
   Dot. Ho secondato la signora contessa Isabella, perchè, quando si ha della stima per una persona, non le si può contraddire. Vado via, signora Contessa.
   Isa. L' ho sempre detto che siete un dottore senza spirito e senza dottrina.
   Dot. Sentono, miei signori ? Dopo che ho I' onore di servirla, queste son le finezze che ho sempre avute.
   (parte
   Pan. Andemo avanti coi capitoli. Quinto, che ste due signore, suocera e nuora, per maggiormente conservar la pace fra loro, abbiano d'abitare in due diversi appartamenti, una di sopra e una di sotto.
   Isa. Quello di sopra lo voglio io.
   D o r. Io prenderò quello di sotto, che farò meno scale.
   1 quando, poiché.
   8 La pazzie — Il cavaliere è stato prudente, ma il Dottore ne fa una malattia : come farà a viver senza servire una donna ? Poiché vuol proprio saperlo, Pantalone gli dice il fatto suo senza alcun riguardo.