Piemonte 11
Il Piemonte che, nella feracità del suolo e nella perfezione della sua agricoltura possiede una sorgente inesauribile di ricchezze che non verranno mai meno, non trasanda punto per questo le industrie e le arti manufattrici ; tutt'al contrario, esso è, con quello della Lombardia, il compartimento più industriale del Begno d'Italia.
L'industria del ferro di prima e seconda fusione ebbe molto incremento a cagione dei metodi perfezionali di modellatura, della facilità di esecuzione, della varietà e bellezza delle forme. L'uso del ferro fuso per mobili e per usi domestici è generalmente cresciuto e la costruzione delle strade ferrate ha dalo un nuovo sviluppo a codesta industria. Anche la fabbricazione dell'acciaio si è grandemente sviluppata, e nel Biellese (sede principale delle industrie, per l'abbondanza di forza motrice idraulica) fabbricatisi, fra le altre cose, falci in gran numero e di qualità eccellente.
L'uso del gas nei fornelli ha giovato grandemente all'industria siderurgica per lo sparagno rilevante del combustibile. Per simil guisa furono stabiliti molti laboratorii meccanici con potenti motori idraulici per la costruzione delle ruote dei carri ferroviari, e fucine per eseguire i pezzi delle maggiori dimensioni in servizio delle strade ferrate.
La fabbricazione dei bronzi dorati si vantaggiò assai per opera di distinti industriali, fra i quali citiamo i Fratelli Colla, il Boggio, il Martina.
Nel circondario d'Ivrea e nelle provincie di Novara e di Cuneo molte sono le fucine di rame e numerosissimi i ramai.
L'introduzione dell'illuminazione a gas e la costruzione di molte fontane, acquedotti e tubi per l'acqua potabile hanno accresciuto notabilmente l'uso del piombo. Anche la lavorazione dell'oro e dell'argento fece progressi notevolissimi.
Numerose le fabbriche di stoviglie, mattoni, tegole che alimentano un commercio attivo di esportazione, e grandi i depositi di terre plastiche e figuline, fra cui le argille di Mondovì, di Buttigliera d'Asti, di Castellamonte (Ivrea), di Stradella (Voghera), di Maggiora (Novara), Omegna (Pallanza), Pecetto (Torino).
Al paro delle terre figuline abbondano le selci per la fabbricazione dei vetri, fra cui i quarzi di Salto (Ivrea), di Casotto, di Roccaforte (Mondovì), di Demonte (Cuneo), di Montecrestese (Pallanza), ecc.
Sono celebri le vetriere d'Altare alle quali voglionsi aggiungere quelle di Chiusa (Cuneo), Torre (Mondovì), Garessio e Nucetto (ivi). Contansi anche buone fabbriche di prodotti chimici, di saponi, d'olio di semi oleiferi, fra cui quella di David Rossi di Torino, di candele steariche, fra le quali va rinomata quella dei fratelli Lanza anch'essi di Torino.
Torino va famosa, e a buon diritto, per le sue molte fabbriche di liquori, di vermout (rinomata è quella dei fratelli Gora) e di cioccolatte, di cui si fa un'attiva esportazione in tutta Italia e all'estero, di rosolii, acque gazose, birra.
Nè passeremo sotto silenzio le cartiere, fra le quali primeggiano la Cartiera Italiana a Borgosesia, Vonwiller a Romagnano Sesia, Valvassori-Franco a Germagnano (Lanzo), Bernard a Fossano, Franco a Giaveno, fratelli Sezzano a Borgosesia, Mazzola a Valduggia, Cobianchi sul lago Maggiore, e diverse altre minori.
L'arte tipografica che, poco dopo l'invenzione della stampa, fu introdotta a Savi-gliano, Mondovì, Torino, Caselle, Pinerolo, Novi, Saluzzo, Casale, Ghivasso, Alba, Valenza, Carmagnola — tutte città che diedero edizioni anteriori al 1500 —• e che fu portata a perfezione dall'immortale Bodoni saluzzese; quest'arte divina della stampa