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Parte Prima — Al taf Italia
come nelle scienze : i due grandi Lagrangia e Plana, il Beccaria, l'Arvetta, l'Allioni, il Caccia, il Garro, il Malacarne, il Donati, il Roma, il conte Angelo Saluzzo, il conte Alessandro Saluzzo, il Provana di Collegno. l'Avogadro della Motta, il Vassalli Eandi, il La Marmora, il Genè, ecc.; nella medicina e chirurgia: l'Argenterò, il Bertrandi, il Cigna, il Fantoni, il Balbis, il Buniva, il Brugnone, il Toggia, il Gober, il Marini, il Piazza, ecc.; nella giurisprudenza: il Bono, il Campioni, il Chionio, il Grossi, il Nerissano, il Cravetta, il Pancirolo, il Merlo, ecc.; nelle lettere: quell'onor d'Italia tutta, Vittorio Alfieri, il Gioberti, il Botta, Silvio Pellico, il conte Napione, il Denina, il Grassi, il Regis, il Balbo. Matteo Bandello, l'Asinari, il Biainonte, il Peyron, il Ceva, il Cordara, il Marenco, il Federici, il Thesauro, la Diodata-Saluzzo, il Valperga, il Caluso, l'Ornato, il Boucheron, il Triveri, il Bertololti, il Ravina, il Brofferio, l'Azeglio, il Cibrario, il Regaldi, Norberto Rosa, il Casalis, il Peyron e altri molti ; nella politica: il Priocca, il Vernazza, il Bogino, Prospero e Cesare Balbo, il Pinelli, il Rattazzi, il Castelli, il Buoncompagni, lo Sclopis, valentissimo anche nella giurisprudenza e nell'istoria, e sopratutti il conte Camillo di Cavour, uno dei più grandi uomini di Stato d'Europa, paragonabile soltanto al principe di Bismarck, e, come questi della germanica, fondatore precipuo dell'unità italiana.
Nè in minor numero contansi gli illustri Piemontesi in tutti i rami dell'arte e che noi, per istudio di brevità non possiamo qui dinumerare.
Parte principale dell'antico regno di Sardegna, il Principato di Piemonte proprio comprendeva, con Torino, Carignano, Sa vigliano, Cuneo, Monclovì, Pinerolo, o le Valli piemontesi, dette anche abbreviatamente Le valli, i marchesati di Saluzzo e di Susa, la contea di Nizza e il principato d'Oneglia, le contee d'Asti e del Canavese (Ivrea), il ducato d'Aosta e la signoria di Vercelli.
Nel 1708 fu aggiunto al Piemonte il ducato di Monferrato (di 2750chilom. quadr.) con Casale ed Acqui, del pari che, in virtù dei trattati successivi di Torino (1703), di Vienna (1735) e di Vormazia (1743), le porzioni seguenti del ducato di Milano (in totale 8250 chilom. quadr.), le isole Borromee nel lago Maggiore, la Valsesia (Borgo), l'Alto Novarese o la contea d'Anghiera (Domodossola), il Basso Novarese (Novara), il Vigevanasco (Vigevano), la Lomellina, Alessandria e Valenza, il Tortonese (Tortona), i paesi di Novi e di Bobbio, del pari che porzione del Pavese (Voghera).
Di questo complesso di paesi, denominato nel senso più lato Piemonte, formato durante la signoria francese (1805-1814), trattone però Novara, Vigevano e le altre parti dell'ex-ducato di Milano, i dipartimenti del Po (Torino), della Dora (Chivasso), della Sesia (Vercelli), di Marengo (Alessandria), della Stura (Cuneo), di Montenotte (Savona) e delle Alpi Marittime (Nizza), furono aggregati in prima, come dipartimento dell'Agogna, alla Repubblica italiana, e quindi all'Impero francese di Napoleone I.
Col ripristino della dinastia di Savoia tornarono anche gli antichi nomi delle divisioni amministrative del Piemonte, finché questo si fuse col nuovo ampio Regno d'Italia che tanto aveva contribuito a fondare, e la capitale passò da Torino provvisoriamente a Firenze, e quindi definitivamente a Roma.