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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Lombardia -1 fi
   ben altra figura di quella del più o meno barbaro marito di Rosiunuda, qnal ci fu rappresentato dai cronisti de1 bassi tempi e dai romantici del tempo nostro: ci appare come una figura solidamente piantata nella storia politico-militare, del suo popolo e dell'Italia : una figura di tutto rilievo, di primo ordine, come sono, generalmente, le figure de' fondatori di nazioni.
   L'invasione longobarda — fatto importantissimo nella storia nostra, perchè da essa si plasmò mi popolo che doveva essere gran parte del popolo dell'Italia nova — procedette cauta, ragionata, positiva: col proposito, nell'invasore, ben determinato di fermarsi ili quella terra, piuttosto che di cercarvi la gloria delle battaglie. Alboino ha già studiato il suolo che deve conquistare, non fa un passo senza cercare la sua ragione. Dapprima fa base delle sin- operazioni, nell Italia superiore, Verona: poi, pianta la Corte a Pavia, come centro più strategico, quale gli era additato dalle ultime vicende dei Goti. Sapendo quanto male a questi avessero fatto 1 grandi centri, nei quali era vivo il rimpianto ed il sentimento della tradizione romana, umilia le grandi e storiche città coli'anteponi nuove città, col sollevare le umili, coll'erezione dei castelli, dove dà stanza ai suoi capi militari, i duchi. Milano, il centro, il cuore della civilizzazione romana allor ancora sussistente, è posposta a Pavia, a Como, a Lodi La decaduta metropoli è attorniata da una rete di ducili longobardi, che hanno il mandato di non lasciarle se 11011 un alito di vita. Sembra che l'elemento longobardo metta ogni sua cura nel (leprimere tutto quanto può ricordare il passato. E la politica opposta a quella dei (ioti di Teodorico, clic ripristinarono — per quanto barbaramente — e ridonarono agli Italiani quelle franchigie, quegli ordinamenti che negli ultimi tempi dell'impero eransi tolte od erano decadute. Odoacre e Teodorico trattarono da amici,da alleati, perchè più che conservarsi Eruli o Goti, miravano a diventare romani: Alboino, che voleva restare longobardo, trattò, e duramente, da conquistatore. I primi non chiesero se non il terzo della terra per stanziarvi i loro seguaci. Alboino volle il terzo dei prodotti: con che asservì l'intera stirpe italiana. Egli per stabilirsi in Italia non ha avuto bisogno, nò ha voluto il lustro di grandi battaglie. Pare, anzi le abbia evitate. Ila aspettato che gli Italiani fossero ben sazi della dominazione greca, e non ebbe, a dir vero, ad attender molto per questo. Profittò d'un momento in cui gli animi erano abbattuti ed i paesi spopolati da una terribile epidemia «oppiate l'anno prima (Miratori, Am. d'It.. 505) e curando soprattutto di consolidarsi nella Gallia Cisalpina, non andò, prudentemente, a perder tempo e forza contro lìavelina, sede dell'esarcato greco, uè contro Tioina. che pui era tuttavia il focolare della vita italiana vera, la fucina delle sempre nuove rivoluzioni. lìen comprendendo che spostandosi dalla sua base d'operazione si sarebbe indebolito, non tentò alcuna impresa ardita: si accontentò della valle padana e della Toscana, ove collocò i suoi avamposti, nell'attesa del momento opportuno per la conquista dell'Italia inferiore. Trentasei duchi o capi longobardi furono disseminati nella zona così occupata, che andava da Cividale del Friuli a L'orino, da Trento a Spoleto, e l'organizzazione era sì solida e stabilita, che alla morte di Alboino la conquista non subì alcuna scossa: ed infatti mancato Alboino e dopo il breve regno di Cieli, la confederazione dei trentasei ducili resse benissimo per dieci unii lo Stato: e non fu se 11011 alle uiinaccie di guerra per parte de*Bizantini, che si sentì il bisogno di raggruppare la nazione sotto un unico capo o re, Autari.
   Intanto il paese occupato da questa gente comincia a chiamarsi, con ini nome solo e specifico, terra de' Longobardi, Longobardia: ed il nome sopravvisse alla catastrofe politica di quel popolo, restringendosi a contini più determinati ed omogenei, alla regione, cioè, ove 1 occupazione e l'opera de'Longobardi era stata maggiormente infensa: ove era stato il centro di loro violenza, da dove nella potenza erano partiti i loro eserciti conquistatori della Italia media, della bassa, fino all'estrema punta di Leggio: ed ove, nella suprema sventura della disfatta, si erano per istintivo trasporto