13 Parte Seconda — Alta Italia
colle baionette austriache rientra in Lombardia occhiuta e feroce la reazione. I congressi di Parigi e di Vienna ribadiscono successivamente e con sempre maggiori restrizioni lo siala quo ante belli.
Il Regno Italico è sfumato, Milano decapitata; la Lombardia ed il Veneto formarono un Pegno Lombardo-Veneto, nel quale non si muoveva foglia che Vienna non volesse, sebbene un viceré, scelto fra gli arciduchi di casa d'Austria, fosse mandato a governarlo nominalmente per conto di S. M. Apostolica. Cura massima del governo in questo tristissimo periodo è la polizia: spionaggio e repressione feroce sono i metodi. Nulla che ricordi le miti tradizioni, le liberali riforme di Maria Teresa e di Giuseppe II, dalle quali la Lombardia trasse tanto incremento materiale e inorale. Tutto è informato al concetto di estirpare dalle radici, soffocare ogni germe di idee liberali, che potesse venire dal periodo rivoluzionarla terminato nel 1814. Coi processi statari del 18i0-21 s'aprono da Milano e da Venezia le porte della prigioni dello Spielberg per ricevere i condannati a morte che la clemenza sovrana — tale il frasario del tempo — benignamente aveva graziato, commutando la pena col carcere duro e durissimo a perpetuità. Era come una plumbea e grigia cappa poliziesca che il governo di Vienna aveva steso sulla Lombardia, permettendo alle popolazioni ili attendere soltanto allo sviluppo dei loro interessi materiali ed all'agricoltura, il prosperare dei quali offriva ognora nuovo margine agli smungiineiiti erariali.
Così passarono lunghi anni di dominazione straniera, nei fremiti, nelle ansie, nelle ire represse, nelle lunghe speranze, nelle occulte pazienti preparazioni, negli studi e nei lavori che servissero ad imprimere carattere e forza al popolo. E quando suonò l'ora della riscossa, nel 1818, la massima concordia, l'ammirando slancio col quale il popolo fu all'armi e rispose dalla metropoli, dalle altre città, dalle piccole borgate all'appello,, è prova come il sacrifizio dei precursori non fosse andato a vuoto, come la preparazione fosse stata eccellente.
In poco più di due mesi dalla eroica riscossa di Milano colle Cinque Giornate, e coll'aiuto dell'esercito sardo, la Lombardia è pressoché sgombra dagli Austriaci, che sou ricacciati oltre il Mincio da Peschiera e serrati ili Mantova. Le cause che non consentirono il consolidarsi dì quel successo quasi insperato, e che all'8 agosto dello stesso anno ritornarono, con Milano, la Lombardia in potere dell'Austria, sono troppo gravi e complesse ed eccedono troppo l'ambito di questo lavoro per essere qui sviscerate.
Quasi undici anni durò il nuovo periodo di servitù, e fu davvero dei più dolorosi che la storia ricordi, perchè il sospetto eretto a legge di governo, autorizzò il raddoppiare delle persecuzioni poliziesche che scesero alle più nefande atrocità, quali la pena del bastone inflitta perfino alle donne. Cupi, tenebrosi prece» politici furono iniziati a Milano, Prèsela, a Venezia, a Mantova, e finirono con sommarie fucilazioni, con atroci esecuzioni in Milano ed altrove. Un terrore bianco aveva invaso gli animi ; chi poteva esulava, od all'estero, o nel vicino Piemonte.
Non curante del benessere di Provincie che si sentiva fatalmente condannato a perdere, e che solo teneva per ostinazione di puntiglio, per cupidigia e prepotenza, il Governo di Vienna non si prendeva più alcuna cura pel benessere economico del paese, coll'aiutarne lo sviluppo agricolo, industriale, commerciale: non si emanava da Vienna, da cui tutto dipendeva, una disposizione, un decreto, una legge, che non fossero la consacrazione di nuove vessazioni, di nuovi arbitrii, di nuove fiscalità. Le cose erano giunte ad un punto estremo quando, i fati essendo maturi, 1 voti d'Italia concordi, scoppiò, nel 185U, irresistibile la guerra tra l'Austria ed il Piemonte, alla quale l'accorta politica di Cavour seppe legarsi, in scambio dell'aiuto prestato loro 111 Crimea, la Francia, come alleata, e l'Inghilterra palesemente benevola. Fu da Pai estro a Magenta, a Solferino, a San Martino, quella dei Franco-Sardi una marcia trionfale, fiancheggiata dal! altra meno grandiosa, ma non meno gloriosa pel valore italiano, dei Cacciatori delle Alpi, i