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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arie Seconda — Alla Italia
   Ma la fama ed in un la storia ininterrotta di Monza comincia nel secondo periodo della dominazione longobardica, cioè col regno d'Amari, primo marito della regina Teodolinda, più ancora durante la breve vedovanza di lei, ed il susseguente regno di Agilulfo e Teodolinda.
   Autari fn dei Longobardi il re cavalleresco per eccellenza. Le sue imprese, certo magnificate da Paolo Diacono e da altri storici di sua nazione, per quanto in molti particolari leggendarie, hanno iu complesso un carattere simpatico, generoso. Egli combattè i bisantini ladroni e corrotti, percorse l'Italia da un capo all'altro, si spinse col suo cavallo nel mare, sull'estrema punta di Reggio, puntandini l'asta della lancia, colle memorabili parole: < Qui finisce il regno dei Longobardi >. Andò ambasciatore di se stesso presso Garebaldo, duca di Baviera, per vederne la figlia Teodolinda ch'egli doveva Condurre in isposa; assunse il titolo di Flavio, come già fecero molti imperatori romani dopo Vespasiano.
   Rimasta presto vedova di Autari, Teodolinda che s'era fatta amare assai dai Longobardi, fu autorizzata dai trentasei duchi di scegliersi un altro sposo fra di loro; ed il prescelto fu, coinè si sa, Agilulfo, duca di Torino, uomo valoroso e giusto. Il regno di Agilulfo e di Teodolinda fu il momento felice della dominazione longobarda in Italia. La conversione dei Longobardi dall'arianesimo al cattolicismo. ottenuta mercè le abili e pazienti cure della regina Teodolinda, colla quale collaborò con consigli e predicazioni il pontefice San Gregorio Magno, e la mitigazione di certe leggi primitive dei Longobardi, tolsero molte asperità prima esistenti fra conquistati e conquistatori.
   In questo periodo la regina Teodolinda concepì la sua speciale predilezione per Monza — più che dai miracolosi eventi narrati dalle successive leggende — attratta in questi luoghi dalla quiete agreste, dalla posizione ridente, dall'aria saluberrima che vi si godeva, certo assai migliore di quella che potevano dare gli acquitrini delle bassure circondanti a Milano e Pavia. In Monza, la regina Teodolinda si fece fare un palazzo per villeggiatura, nella località che è ancora conosciuta col nome di Curticella, forse per distinguerla dal palazzo di residènza dei re, propriamente detto, costrutto al tempo di Teodorico re dei Goti, rifatto e fortificato a ino' di vero castello in tempi successivi.
   In Monza la regina Teodolinda partorì il tìglio Adaloaldo, che fu successore di Agilulfo e che in Milano, giusta l'affermazione di Paolo Diacono, fu proclamato re dei Longobardi (levatus est Adaloaldus lì ex super Longobardos a pud Medialano in Circo); in Monza la pia regina, morto nel f> 1 % il suo secondo marito Agilulfo, passò il massimo tempo della seconda sua vedovanza, tenendo la reggenza del regno per il tìglio minorenne; ed infine in Monza morì — sebbene altri dica a Periodo, sopra V arenila — nel (125, lasciando grande rimpianto nei Longobardi e memoria imperitura di se in questa città.
   Colla caduta del regno longobardo, Monza non scemò dalla rinomanza nella quale era, per i favori e la dimora della regina Teodolinda, pervenuta. Continuò a godere dei privilegi che questa e gli altri re venuti dopo le avevano accordati. Fu dichiarata città regia ed una delle sedi del regno italico; più tardi il territorio di Monza fu posto sotto speciale protettorato dell'Impeto; l'arciprete di Monza, custode ed officiante primario della basilica Teodoliudea, ebbe mitra e diritti abbaziali; le terre del Monzese erano libere ed esenti da ogni sorta di gravami; e Monza per queste ed altre prerogative eccezionali fu celebre fra tutte le città d'Italia.
   Altra filma si aggiunse al nome di Monza quando Berengario I, già duca del Friuli, mentre stava facendo la faticosa ed ingrata esperienza della corona italica, scelse, nell'anno 9U3, Monza a sua residenza, preferendo, per la bellezza dei luoghi, la salubrità dell'aria e la sicurezza propria, risiedere quivi piuttosto che a Milano, di fedeltà assai dubbia, od in Pavia tumultuosa* È opinione di molti storici, sebbene nou risulti strettamente documentata, che Berengario abbia cinto in Monza, e pel primo, la Corona Ferrea, detta quindi dei re d'Italia. I molti e preziosi donativi ila lui fatti alla basilica