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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   /l'JO
   l'arte Seconda — Alta Italia
   ornato di molto gomme preziose, valutato per il peso a 1400 zecchini. TI vicario apostolico Gregorio da Moti tei tingo. che s'era interposto alle trattative, dichiarò che i Milanesi sarebbero soggetti a scomunica ove non restituissero all'epoca fissata il prezioso oggetto. Il contratto fu stipulato il 3 novembre 124-5, sul campo di Albairatc, dove i Milanesi si tenevano pronti] ad affrontare Federico.
   Ma venuta la scadenza del contratto, i Milanesi si trovarono nella impossibilità di riscattare il calice prezioso e restituirlo. Ne, sembra, potessero o volessero farlo per parecchi anni avvenire, poiché furon necessarie una scomunica fulminata dal legato apostolico m Como e lettere vivacissime dell'arcivescovo Leone da Perego, del 24 febbraio e 12 aprile 1255, perchè i reggitori del Comune di Milano s'inducessero a trovare il danaro necessario per riscattare e restituire ai Monzesi il reclamato loro cimelio. Non esistono documenti intorno alla data ed alla forma di questa restituzione, ma si trova il calice registrato nell'inventario degli oggetti del tesoro monzese, datato dal 1275 — il primo inventario di cui si abbia copia — prova che a quest'epoca la restituzione era già da molto tempo e regolarmente avvenuta.
   Nella seconda metà del secolo XIII, accanendosi sempre più le ire e le lotte delle due fazioni che allora si contrastavano la supremazia in Italia, de' Guelfi e de' Ghibellini, Monza, come tutte le altre città dell'Italia superiore e media, le più piccole comprese, non andò esente dai danni di quelle sanguinose lotte, tanto più acute ed ostinate, in quanto che erano ognora rinfocolate da un substrato di odii, di passioni personali tra individui ed individui, fra famiglie e famiglie, fra clientele e clientele.
   Già fino dal 1225 una fazione di Ghibellini, impossessatasi per sorpresa ili Monza, ne aveva fatto scempio, devastandola, saccheggiandone le case, distruggendone le fortificazioni.
   Più tardi, quando i Ghibellini lombardi tentarono la riscossa, auspice Ezzelino da Romano, Monza fu seriamente minacciata da costui, che con ben 8000 cavalli e numerosi fanti, aggira vasi tra Vaprio e Prezzo; ma la. pronta risoluzione dei Milanesi di scendere in campo contro l'immanissimo tiranno salvò questi volta Monza da tanta sventura, poiché Ezzelino dovette abbandonare l'impresa di Monza per attendere a più urgente pericolo che gli veniva per opera dei Milanesi e collegati loro sull'Adda. In questo periodo Monza si mostrò apertamente guelfa e devota ai Torriani, già primeggiatiti in Milano. Infatti, nel 1274, inviò uomini e danari in aiuto ai Torriani; nel 1275 era presidiata da gente al soldo dei Milanesi; il 1° gennaio 1279 era occupata dal podestà di Milano in nome del popolo milanese; ed infine, nel 1302, la vediamo dichiararsi nuovamente per il partito dei Torriani, che seguì fino alla loro rovina e cacciata da Milano per opera dei Visconti.
   Durante la contesa fra i Della Torre ed i Visconti, durata quasi mezzo secolo, parteggiando Monza per ì Torriani ed avendo per arciprete uno di questa famiglia, Manfredo della Torre, l'arcivescovo di Milano, ch'era Ottone Visconti, temendo che il tesoro famoso della basilica Teodoliiidea potesse essere impegnato od andare disperso affine dì procurar danaro alla fazione guelfa, mandò un suo vicario generale, certo Ognibene da Ravenna, ad ispezionare il tesoro ed a farne l'esatto inventario. Dopo molte riluttanze dell'arciprete e del Capitolo dei canonici, dopo aver fatto un inventario incompleto, perchè non tutto di quanto possedeva la basilica gli venne mostrato, il vicario Ognibene, tornato a Monza, con più vivace insistenza ed ordini categorici dell'arcivescovo, potò fare, in data del 1° luglio 1275, presenti e consenzienti l'arciprete Manfredo della Torre e tutto il Capitolo dei canonici, quell'inventario minuziosamente descrittivo e fedele, non solo degli oggetti preziosi componenti il tesoro propriamente detto, ina di tutti i paramenti, quadri ed oggetti appartenenti alla chiesa e di tutti i codici e libri costituenti la Biblioteca capitolare : inventario che ancora si conserva, fra più preziosi documenti, nell'archivio della basilica.