Monza 505
e cadendo nello mani di Filippo Maria li aspettava senz'altro l'estremo supplizio. Questa lotta durò dall'agosto 1412 al febbraio 1413, fin a quando Estorre Visconti, colpito da un proiettile di pietra lanciato da una spingarda mentre stava nel cortile del castello abbeverando il suo cavallo, n'ebbe una gamba spezzata sì gravemente che ne morì dopo tre giorni, in età di 56 anni. Il suo corpo imbalsamato, o meglio essiccato, si conserva e si mostra ancora fra le curiosità della basilica di San Giovanni.
Per due mesi continuò ancora la resistenza del castello di Monza sotto gli ordini di Valentina Visconti sorella ad Estorre; ma nei primi di maggio, mancando l'imperterrita donna d'ogni mezzo di difesa, fece onorevole capitolazione con Francesco Bus-sone, detto il Carmagnola, maresciallo delle armi del duca di Milano e suo consigliere.
Avuto il castello di Monza il truce Filippo Maria si sbizzarrì a popolarne le prigioni di ospiti illustri, e tra questi citiamo Lodovico degli Alidosi, signore di Imola, rinchiuso nel 1432 e liberato nel 1441; il celebre condottiero d'armi della Repubblica veneta, Bartolomeo Colleoni, che chiusovi nel 1446 riuscì a fuggirne miracolosamente calandosi da una torre, dopo un anno circa di prigionia; Donato del Conte, che tentò fuggire come il Colleoni, ma cadendo dall'alto delle mura sui sassi del fossato restò morto ; Erasmo Triulzio, Plato Platino, patrizio milanese, che pur stando nei forni si confortò scrivendo poesie latine, e ne formò un libro intitolato: De carcere.
Quale fosse la vita di quei disgraziati nelle nere buche lo si può desumere da una supplica a Cicco Simonetta, ministro di Bona di Savoia nella reggenza di Gian Galeazzo Sforza, mandata dal prigioniero Francesco Castiglione, nella quale si legge : < Vinte volte lo zorno moro in questo forno de Monza, obscuro, pieno de ratti, pallici et pijdogij et de ogni mala puza... >.
Monza fu fedele alla Repubblica ambrosiana, succeduta all'iniquo sospettoso governo di Filippo Maria Visconti, e appunto per ciò e per avere mandate vettovaglie ai Milanesi assediati da Francesco Sforza, questi inviò i capitani Francesco Piccinino, Luigi Dal Verme, Francesco Ventimiglia, Cristoforo Torello e Matteo Camperio a bombardare la città, a smantellarne le mura ed a spogliarla d'ogni cosa o vettovaglia che potesse tornare giovevole ai Milanesi. Il che i mandatari dello Sforza si accingevano a fare, quando sorpresi dai soccorsi mandati da Milano, sotto il comando di Carlo Gonzaga, dovettero venire a battaglia riportandone la peggio e lasciando morto, dei loro capitani il Dolce, ferito il Dal Verme, armi! cannoni, bagaglio e 1UQ cavalli in potestà dei Milanesi.
Nell'anno seguente (1449) Francesco Sforza tentò nuovamente ili assediare Monza; ma non gli riuscì, disturbato ancora dai Milanesi, di prenderla; però finita quella guerra, caduta la Repubblica Ambrosiana e diventato egli, nel 1450, duca di Milano, Monza non esitò a sottometterglisi ed a riconoscerne la sovranità.
Dopo questo fatto, fino al principio del secolo seguente, la storia di Monza tace, ne altro si sa di questa città, se non che nelle sue vicinanze si radunò, nel 1483, l'esercito della Lega contro Venezia, comandato da Alfonso duca di Calabria.
Sul principio del secolo XVI, nella gran disputa per il ducato di Milano, tra Spa-gnuoli, Imperiali e Francesi, Monza andò come tutto il rimanente di Lombardia soggetta ad una serie ininterrotta di dolorose vicende. Sullo scorcio del 1521 Monza fu occupata dal Lautrec con 8000 Svizzeri, con Veneziani e con parecchi capitani dell'esercito francese, quali il maresciallo Chabannes, il Bastardo di Savoia, il Montmorency, Pietro di Navarra, il conte San Severino, capitano al solilo di Venezia, ed altri signori che tennero la città ed il castello, dandosi, in attesa degli eventi, bel tempo. Gli Svizzeri che erano in arretrato di soldo, malcontenti, si diedero a tumultuare, e suscitarono in Monza un grave scompiglio, a stento sedato dall'autorità del Lautrec e dalla minaccia degli Imperiali, che insieme al duca Francesco IT Sforza, preparavansi alla riscossa ed accampavano nelle vicinanze della città, intorno alla villa ducale detta
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