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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   /l'JO
   l'arte Seconda — Alta Italia
   della Bicocca. II Lautrec, per conquistare l'animo degli Svizzeri, colla prospettiva di un ricco bottino, li condusse, il 27 aprile del 1522, contro gli Imperiali, provocando alla Bicocca quella battaglia, di cui è rimasta tanta memoria — per il suo accanimento — nella storia milanese e che da lui perduta lo costrinse a ritornare da Monza, donde per l'Adda uscì dal ducato e poco stante anche dall'Italia, togliendo per allora ai Francesi ogni speranza di rivincita.
   Nel 1523 Francesco II Sforza era reintegrato nel suo ducato, ed il 25 agosto dello stesso anno, trovandosi a villeggiare in Monza, fu proditoriamente ferito di pugnale alle spalle da un suo famigliare, Bonifacio Visconte, che per una strada solitaria gli cavalcava vicino. Fatto il colpo e credendo d'averlo ucciso, il Visconte die volta al cavallo ed a briglia sciolta per il Piemonte andò in Francia, ove sperava ottenere premio per la sua azione. Ma il colpo non era mortale, e per quanto il pugnale si dicesse avvelenato, il duca guarì, rimanendo però offeso, e, per la gran perdita di sangue, lungo tempo malaticcio. Poco appresso una terribile pestilenza desolò Monza, ed il duca Francesco II Sforza abbandonò questa città, per ricoverare nel castello di Pizzi-ghettone, sul Cremonese.
   La supremazia, anzi l'egemonia spagnuola affermatosi nel ducato, specialmente dopo la battaglia di Pavia, avendo ridotta a nulla l'autorità ducale di Francesco II Sforza, ì Monzesi, volendo liberarsi da quel permanente pericolo di occupazioni militari, assedi e battaglie, ch'era perla loro città e vicinanze il Castello, domandarono al cancelliere supremo del ducato, Gerolamo Morene, facoltà di demolirlo, contro pagamento di 3000 doppie. Il Morone aveva acconsentito, e già stipulatasi fra lui ed il Connine ili Monza la convenzione che al Comune stesso, oltre della demolizione del Castello, accordava altre facoltà, quando per fatto del marchese di Pescara, si scoperse la Lega organizzata dal Morone affine di cacciare d'Italia gli Spagnuoli resisi ormai insopportabili 11 Morone venne imprigionato in Pavia; l'autorità del duca Francesco II annullata, ed i Monzesi si videro abbandonati ognora più all'arbitrio delle soldatesche scorrenti con una ragione o coll'altra il ducato; finché fallito l'ultimo tentativo della Lega per cacciare d'Italia gli Imperiali, Tedeschi o Spagnuoli che fossero, rimasto arbitro delle forze cesaree in Lombardia il famigerato generale Antonio de Leyva, Monza dovette subire da costui un ultimo assalto, perchè ne uscissero gli avanzi delle truppe che l'imbelle duca aveva mandato alla Lega, sperando egli pure di liberarsi da quel troppo oppressivo protettore, che per lui era l'imperatore Carlo V. 11 25 febbraio 1527 Monza fu dunque saccheggiata nel modo più barbaro dai famelici e pestiferi lanzichenecchi del cattolico ed apostolico imperatore; ma per rivalsa i Monzesi, accordatisi cogli ultimi Sforzeschi ch'erano rimasti a difesa del castello, ne minarono il mastio, onde ridottolo a rovina, squarciato e crollante, non dovesse più dare pretesto a nuove devastazioni per la città ricoverando truppe or dell'uno or dell'altro partito.
   A pace fatta, in premio dei bei servizi resi alla Lombardia, Carlo V obbligò il duca Francesco II Sforza ad investire della signoria di Monza Don Antonio de Leyva, e morto questi, lo stesso imperatore, con diploma datato da Valladolid, il 10 giugno 1537, confermava tale signoria a I). Luigi de Leyva, figlio al precedente ed ai suoi successori. Da questa famiglia sortì, come abbiam già detto, quella suor Virginia Maria de Leyva, la signora di Monza, alla quale Manzoni assegnò parte sì drammatica nel suo romanzo celebre. Nel 1658 la signoria di Monza passò dai principi d'Ascoli, discendenti ultimi dei I)e Leyva, nella casa Burini di Milano per concessione riconosciuta dal re Filippo IV di Spagna, duca di Milano.
   Da questo momento nessun avvenimento speciale o caratteristico si avverò nella storia di Monza, che non fosse in istretta relazione colle condizioni generali della Lombardia d'allora. Fu ili questo periodo ed in ispeeie nella seconda metà del secolo scorso che cominciarono a prendere incremento in Monza le industrie manifatturiere.