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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Monza
   507
   Nel tempo stesso l'essere stata scelta nelle immediate \ ieìnanze di Monza la località per formarvi la grandiosa villa Reale, di cui la Corte arciducale di Milano aveva bisogno, diede all'antica città di Teodolinda nuovo lustro ed un rituffo nelle vecchie tradizioni. Ciò non impedì pertanto che i nuovi ordinamenti portati dalla vittoriosa armata di Bonaparte nel 17% e dalla improvvisatasi Repubblica Cisalpina, non fossero accolti con grande entusiasmo in Monza, e che nel maggio di quell'anno piantandosi sulla piazza di Monza l'albero della libertà, e danzandosi intorno ad esso la Carmagnola, non si abbattessero dalla folla eccitata gli stemmi e tutte le altre insegne dei vecchi ordinamenti.
   I.a stessa scena, ma con impronte più tragiche, si avverò in Monza, nelle nefaste giornate del 21 e 22 aprile 1814, per opera d'un'invasione di gente venuta dalla campagna, vociante contro il caduto colosso, atterrandone le insegne ed i simulacri, assaltando gli uffici, svaligiandoli e dando sulle piazze al fuoco i documenti. Dovette in quei tumulti reazionari, preparatori della nuova serviti! allo straniero, intervenire la guardia civica a stento raccolta, che con molta fatica e grave pericolo ristabilì l'ordine e tutelò il diritto e la proprietà comune.
   Nella rivoluzione del 1818, Monza fn la prima a mandar soccorsi d'uomini, d'armi e di vettovaglie a Milano combattente, e molti Monzesi si trovarono a pugnare sulle barricate, fra questi Enrico Cernuschi, che con Carlo Cattaneo, fu anima delle barricate e membro del Consiglio di Guerra, alla imperterrita costanza del quale* di fronte alle continue esitanze «Iella tiepida ìniinìcìpalità si dovette la completa disfatta di Radetzky ed il trionfo della libertà.
   Nel 1859 Monza fn minacciata dal sanguinario Urban, in ritirata dalle sconfitte di Varese e di Conio, di esser fatta quartiere generale di quel corpo d'armata. Evitò l'odioso onore, pagando all'Urban una forte contribuzione.
   In quel periodo la gioventù monzese aveva, si può dire, abbandonata ìli massa la città per arruolarsi in Piemonte e con Garibaldi nelle guerre contro lo straniero. Così, nell'anno successivo un numeroso drappello di giovani Monzesi e della vicina Brianza concorse a formare la leggendaria legione dei Mille, seguendone l'epopea da Calafatimi a Palermo, da Milazzo al Volturno. Monza è città altamente benemerita della patria. Al pari delle migliori città d'Italia, ha colla volontà, il braccio, il sangue dei suoi figli contribuito alla redenzione politica della patria, come ora colla meravigliosa operosità delle sue industrie è uno dei più attivi fautori della futura sua redenzione economica.
   CITTADINI ILLUSTRI
   Oltre che per antiche storiche memorie, Monza è celebre per copia di cittadini illustri, che in ogni tempo furono vanto suo e della patria comune. La storia dei bassi tempi e del periodo comunale in Lombardia va singolarmente debitrice di buoni lumi a Paolo Varnefrido, monzese, che intorno al 770, dettava una storia della nazione longobarda, assai apprezzata anche da Paolo Diacono; Buonincontro e Paolo Morigia, pure monzesi, furono eccellenti raccoglitori di notizie riguardanti le vicende del secolo XIII e del principio del secolo XIV. Di Buonincontro Morigia sono questi versi che caratterizzano, si può dire, l'indole della città e l'ingenuo amore degli uomini del trecento per il loro Comune :
   Monzia, terra bona, civili digna corona
   Monzia eimctorum dives et piena honorum. Monzia dal drapos cunctis mercantibus aptos Monzia stat daranis precibus defensa Johannis.
   Diventato, si può dire, per la lunga dimora, cittadino di Monza, Matteo da Campione, autore Sella facciata superba o dell'ambone bellissimo, del Duomo, in Monza morì, e volle, presso al monumento della sua gloria, la tomba.