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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Como e Sondrio
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 516

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Seconda — Alta Italia
   Al (li là del torrente Frodo Ito, che si passa sopra un ponte di pietra ad un solo arco, nella contrada di Conibo, è meritevole d'essere visitata la chiesa di Sant'Antonio, detta anche del Crocefisso. Nei restauri fatti anni sono (1872) in questa chiesa, staccandone con molta cura l'imbiancatura che la rivestiva, venne scoperto un grandioso affresco del periodo giottesco rappresentante la Croce-fissione, Questo dipinto porta 111 caratteri gotici, assai corrosi, la data 1376 ed il nome Augiistinus Ferrarius. Altri affreschi pur pregevoli si trovano nelle pareti laterali all'aitar maggiore, rappresentanti Fatti della vita di Sani'Antonio e nella volta del coro gli Evangelisti. Si possono quasi con sicurezza attribuire alla prima metà del secolo XVI.AnuunziazUme della Vergìm, dal la quale è decora tal'abside, fu attribuita dal Quadrio ad un Antonio Caudini da Bormio, pittore del secolo XVII; ma il Valenti ed altri intenditori vogliono attribuire questa pittura al Iìomanino (Gerolamo Savolilo, detto anche il Cavaliere Bresciano).
   Altre chiese bormiesclie non prive di meriti architettonici sono quelle di San Vitale, con affreschi antichi, e di Sant'Ignazio, ettagona, colla cupola, dipinta dal Mattoni, già dei Gesuiti. Della chiesa di San Vitale in Bormio è fatto menzione in un documento fin dal 1100; più antiche sono le memorie della parrocchiale, ricordata col titolo di battesimale su diploma di Carlo Magno dell'803 ed un altro diploma dell'imperatore Lotario dell'824. Dai paleografi è contestata l'autenticità di questi diplomi riportati da vari storici. Notiamo, per nostro conto, che del primo, il Muratori, negli Annali d'Italia, non parla affatto, e del secondo che sarebbe stato emesso a favore di Leone, vescovo di Como — secondo riporta l'Ughelli — dice esser pieno di spropositi e di evidenti aggiunte. Iu quel diploma si parla di « Valle Tellina in ducatum mediolanense s, locuzione sospetta di anacronismi o di infedeli trascrizioni di posteriore aggiunta.
   Sul poggio delio Reitli, alle falde del quale si stende Bormio, veggonsi ancora duo niuraglioni « alti, dice il Valenti, come fantasmi, solitari, bruni, come due sentinelle col-
   l'armatura di ferro......>. Sono gli avanzi dell'antico castello di Bormio, esistente fin
   dal periodo feudale, proprietà del Comune nel 1201; distrutto nel 1376 dalle truppe di Gian Galeazzo Visconti, quando condotte da Giovanni Cane, presero possesso della Valtellina. Nella torre di questo castello stava, dice l'Alberti, la « Baiona > campana di 300 pesi, colla quale si metteva in moto, ove il Comune lo richiedesse, l'intera popolazione della valle. La Baiona, rotta nel 1376, fu di nuovo fusa e gettata, per farne insieme ad altro, il campanone del Comune, già menzionato.
   Sebbene presso l'orlo dei ghiacciai e dominato dai monti coperti da nevi e ghiacciai eterni, Bormio gode di un clima uniforme, teiuperatissimo, tanto da permettere nella bella pianura che si stende intorno al paese — antico fondo lacustre — la coltivazione del frumento, dei legumi, e, nei giardini ben esposti, delle ciliegie, delle susine, delle mele e perfino di qualche tralcio di vite. Ma il maggior prodotto dell'agro Bormiese è quello dei pascoli — dai quali è singolarmente favorito l'allevamento del bestiame, con razze bellissime di bovini — nonché quello dell'apicoltura. Notevole è pure il prodotto delle patate che si coltivano in questo territorio da oltre un secolo su vasta scala, e che hanno fama di essere fra le migliori qualità dell'eccellente tubero.
   Notevolissima è anche l'esportazione del legname che si fa dal territorio comunale di Bormio, assai esteso. Nelle industrie diverse e sussidiarie si notano in Bormio varie fornaci per la cottura della calce, concerie di pelli e caseifici, per la confezione del burro e più ancora del formaggio detto di Bormio, assai reputato in tutta la Valtellina, e nella vicina vai Camonica.
   Cenno storico. — Nel 1820, mentre sì attendeva ai lavori per la costruzione della strada militare dello Stelvio, si scoperse, nell'estremità superiore del borgo, un sepolcreto, ove, fra varii residui umani, si rinvenne una lueernetta mortuaria di terracotta etnisca. Ciò è bastato, perchè, gli eruditi locali o non, abbiano fantasticato di un Reto, il quale avrebbe condotta una colonia di Etruschi ad abitare questa regione, e perchè