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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Como e Sondrio
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 516

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arie Seconda — Alla Italia
   ripreso dalla Repubblica di Venezia per la via del Fra eie, di Gavia e della vai Gamo-nica.'Questo periodo fu il più prosperoso die la storia di Bormio ricordi e si vuole che allora gli abitanti del borgo si accostassero ai Ì0,000. E pure di questo periodo — episodio di storia curiosissimo, per quanto di carattere all'atto locale — il conflitto tra il Comune e la Chiesa di Bormio per rainministrazione delle sostanze tanto della Collegiata, quanto dell'arcipretura. Intorno a questo episodio tacciono stranamente silenziosi i maggiori storici locali, ma ne furono recentemente risuscitati i ricordi ed i documenti in una breve monografia del dottor Clivio Cottafavi, edita dal Quadrio di Sondrio nel 1890. Il conflitto, assai curioso ed istruttivo per chi si occupa di giure civile ed ecclesiastico, durò dal 1462-73 e dovette intervenirvi con lettere, ammoni-nienti, mandatari, legati, lo stesso Francesco Sforza duca di Milano, senza per questo riuscire a far piegare il Connine di Bormio alla rinunzia dei suoi diritti nell'amministrazione di quei beni. Mancano i documenti per seguire la controversia nell'intero suo svolgimento: certo è però, che nella risoluzione alla quale, dopo tante discussioni, si addivenne trai contendenti, rogata con atto dell'11 gennaio 1492 dal notaio comasco 1 ilippo del Bino, presenti le parti, cioè gli uomini maggiorenti della Comunità, l'arciprete e tre canonici, il Comune di Bormio se non tutti ebbe riconosciuti alcuni dei diritti accampati, e riuscì a stabilire per i beni ecclesiastici un'amministrazione speciale, nella (piale per due terzi avevano voce i poteri laici dalla Comunità nominati. Questo tentativo di Bormio, immaturo per il tempo, ma giusto nel diritto, per l'abolizione del fòro privilegiato, è il primo sintomo di una lotta compiutasi in Italia soltanto quattro secoli dopo colla legge Siccardi. Ciò che in questa lotta è significante è la condotta negativa ed il mutismo assoluto tenuto dai Bormiesi di fronte alle lunghe e minacciose intemerate ducali. « Dal loro contegno — scrive il Cottafavi — spira tanta fierezza, tanto amore di libertà, tanta noncuranza degli spauracchi ducali che scuote l'ammirazione. E (pianto 11011 è misera la parte rappresentata dal duca in questa faccenda, il quale, malgrado tante minaccia vedesi dal povero Comune, perduto nel cuore delle Alpi, tenuto in conto d'un qualunque re travicello
   Nello scorcio del secolo XV Bormio è ripetute volte visitato e devastato dalla peste e, secondo l'Alberti (Antichità Bormiesi), nelle varie pestilenze perirono: nel 1468, 600 persone; nel 1476, 74; nel 1495, 400: moltissime nel 1512, nel 1520 e nel 1564.
   Sei 1512 Bormio si diede per spontanea dedizione ai Grigioni e la storia di Bormio rientra in quella generale della Valtellina. Scrive l'Alberti citato, che il Contado di Bormio si reggeva « a repubblica democratica, con mero e misto impero, con la totale libertà di condannare a morte e grazia, in permutare la pena e liberare onninamente, con esenzione dei dazi tanto ordinari quanto straordinari e questi ab immemorabili ì.
   11 Contado, cioè Bormio e le tre valli, la Valle di Sotto, la Valle di Dentro con Livigno e la Valfurva, costituivano una sola università, all'amministrazione della quale concorrevano: un Consiglio generale di 120 membri, metà di Bormio e metà delle valli, a 20 per valle; un Consiglio ordinario di 16 membri, 10 per Bormio e 6 per le valli: ciò per il governo politico ed i giudizi criminali; per ì civili eravi un tribunale di 13giudici elettivi, detto Sentenza, più 2 reggenti od ufficiali, 1 caneparo, 3 procuratori e 2 cancellieri del Consiglio: cariche anche queste elettive, onde si può dire che il popolo aveva ingerenza estesa, continua e diretta in tutte le cose del paese che lo riguardavano.
   Giorni tristissimi passò Bormio nel periodo della ribellione ai Grigioni e delle guerre combattute in Valtellina da Svizzeri, Tedeschi, Francesi e Spagnuoli. In quel periodo passò su Bormio anche un alito di feroce superstizione, esplicatosi in mostruosi processi di stregoneria, per i quali, in una sol volta (nel 1631), furono colla tortura convinte, condannate e giustiziate come stregoni 34 persone fra uomini e donne !
   Nel 1848 ì valligiani di Bormio e terre circostanti, dopo cacciati gli Austriaci dalla Lombardia, armati dei loro moschetti, occuparono plinti le cime dello Stelvio al confine