Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Como e Sondrio', Gustavo Strafforello

   

Pagina (506/522)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (506/522)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Como e Sondrio
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 516

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   46.4
   Appendice
   I tentativi fatti per annetterlo colla forza alla Repubblica Cisalpina vennero respinti dalle stesse popolazioni. Una delle bandiere tolte in questa circostanza ai Cisalpini fregia ancora la cappella della Madonna nella chiesa di San Lorenzo in Lugano. Fu dunque di loro piena e spontanea volontà che le popolazioni del Ticino si unirono alla Confederazione Elvetica. L'atto di mediazione dato alla Svizzera da Napoleone, ne fece l'attuale Canton Ticino, ed allorché al Congresso di Vienna i diplomatici austriaci tentarono di fare ristabilire, nel territorio della Svizzera italiana, lo statu quo ante, i loro sforzi si spezzarono contro la volontà assoluta di Alessandro I, imperatore di Russia, che per gelosia verso l'Austria — non già per amore della libertà — non le consentì questo nuovo ingrandimento.
   Così fu stabilita l'autonomia e l'indipendenza del Canton Ticino, che per più di un mezzo secolo, durante il tristissimo periodo della dominazione austriaca e dei governi reazionari e tirannici dell'Alta Italia fu l'angolo di rifugio e di salvezza del fior fiore degli esuli italiani; fu la terra amica ed ospitale, ove lavorando, cospirando e propagando l'idea, essi poterono continuare la loie opera di risollevamento della patria oppressa e sventurata.
   Ed avanti di chiudere questo cenno su un lembo di terra che la patria italiana non può a meno di considerare, con grande amore ed orgoglio, come parte nobilissima di sé stessa, per quanto volontariamente legata ad altri vincoli politici, non va scordato che appunto il territorio luganese fu uno dei maggiori centri dì produzione di quella schiera numerosa d'artisti che col nome di Maestri Comacini, dal secolo VI fino al Rinascimento ed anche dopo di questo — diffusosi in Italia e fuori il gusto per le arti — popolarono l'Europa di cattedrali, di chiese, di palazzi, di statue, di monumenti di ogni genere. Campione, Bissone, Melide, Mareggia, Capolago, Ligornetto, Lugano, Carena, furono le culle degli architetti delle cattedrali di Modena, di Ferrara, di Trento, del Santo Stefano di Bologna, di l'arma, di Piacenza, di Monza, di Milano. La Lombardia, l'Emilia, il Veneto, il Piemonte, la Liguria, la Toscana, il Lazio, la Puglia son ricche delle opere di questi artisti, precursori e fattori in parte del rinascimento italico, che portarono anche coi Gaggini il verbo del rinascimento artistico nella lontana Sicilia, che lavorarono nelle grandi cattedrali germaniche, 111 Francia, in Ispagna, in Inghilterra.
   Non dimentichiamo che di queste valli, ove suona ed ove suonerà — checché avvenga — eternamente la favella di Dante, furono, fra gli altri, sonimi: Domenico Fontana di Melide, nato nel 1543, architetto di San Giovanni Laterano in Roma e di opere grandiose in Spagna e Napoli: Francesco Borromini di Bissone, nato nel 1509, competitore in Roma al Bernini ; Giuseppe Sardi di Mozzate, architetto 111 Venezia, raddrizzatore del campanile dei Carmelitani Scalzi, che essendo per cedimento di terreno strapiombato, minacciava rovina; Domenico Trezzinì d'Astano, a cui Pietroburgo deve parecchi dei suoi maggiori palazzi; Simone Cantoni di Muggio, che lavorò come architetto a Milano, a Genova, a Roma, lasciando ovunque palazzi di classica semplicità ; Luigi Canonica da Tesserete presso Lugano, il cui nome è legato alle maggiori opere compiute in Milano sul principio del secolo, e ad un'artistica e filantropica istituzione a Brera; Antonio A (lamini, architetto imperiale in Russia, che alzò le colonne della chiesa di Sant'Isacco ed il colossale monolito del monumento di Alessandro I a Pietroburgo ; Gaspare Fossati di Mozzate che per incarico del Sultano presiedette ai restauri della basilica, ed ora moschea, di Santa Sofia a Costantinopoli. Né scorderemo che Gaspare e Cristoforo Pedoni, luganesi, furono fra i più squisiti artisti decoratori del secolo XVI, le cui opere si ammirano a Como, Cremona, Brescia ed altrove; che di Mareggia fu la famiglia dei Rodali, gloriosamente legata alle meraviglie del Duomo di Conio; che di Rovio, sidle falde del Generoso, fu la famiglia dei Cartoni, con tre generazioni d'artisti, scultori, pittori, architetti, delle opere dei quali si gloriano specialmente i principeschi palazzi e le chiese suntuose della superba Genova e le ville