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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Pavia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 302

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   200
   l'arte Seconda — Alta Italia
   il conte Aureliano Beccaria, che, nell'Anno 1529, fece ampia donazione ai PP. Barnabiti di molte terre da lui qui possedute ed erano comprese nei suoi vasti dominii feudali, insieme a parte della fortezza antica, nella quale posero il loro collegio. Ma, aboliti gli Ordini monastici sotto il Governo francese, l'edilizio fu venduto, indi in parte distrutto, perdendosi così quasi tutte le traccie del vecchio collegio e della vetustissima rocca.
   Cessata la potenza dei Beccaria, il possesso di Montù Beccaria come contea, passò ad altre famiglie, e cioè ai Salimbeni primi e poi ai Belloni di Milano, che ne divennero feudatari con investitura del 30 maggio 16G5 concessa a favore di Carlo Belloni. Finalmente il Re di Sardegna, che aveva acquistato questo territorio assieme all'Agro voglierese nel 1743, dava il feudo di Moutù Beccaria, colle Regie Patenti del 21 novembre 177S, ai nobili fratelli Melchiorre Mar» e Giuseppe Martini, insieme al titolo comitale, per la somma di 42,428 lire di Piemonte. I Martini tennero il feudo lino alla cessazione della feudalità, segnata dalla Rivoluzione francese, e vivendo onorevolmente in Piemonte portano il titolo di conti di Montù Beccaria.
   Coli, elett. Stradella — Dioc. Tortona — P3 e T. locali, Str. ferr. a Stradella.
   Port'Àlbera (178G ab.). — Questo Comune stende il suo territorio nella stretta pianura cli'è tra lo sprone estremo delle colline di Stradella ed il Po. Un bello stradone unisce Port'Àlbera alla via Emilia ed a Stradella, da cui dista chilometri 3 — Port'Àlbera, capoluogo del Connine, è un bello e civile paese di 1650 abitanti circa, presso la riva destra del Po, che da questo luogo si attraversa sopra un ponte di barche, per far Capo sull'altra riva colla strada per Belgiojoso e Corteolona. E un vasto agglomerato di case raggruppate a formare mi borgo diviso da sette contrade, accentrato in una quadrata piazza, di discreta ampiezza e di qualche decorosità. Notevole editizio in Port'Àlbera, oltre non poche case, alcune (li qualche antichità, è il grandioso e deserto palazzo dei vescovi di Pavia, cui apre grandiosa porta ornata da stemma vescovile. Di buon disegno è pure la chiesa parrocchiale, ora rimodernata e preceduta da un elegante atrio a colonne con, nell'interno, stucchi e affreschi, ricche balaustrate in marmo e pulpiti ad intarsio. Il campanile della parrocchiale, alto, slanciato, baroocheggiaute, spicca nella pianura ed è fra i più belli della regione.
   Il territorio di Port'Àlbera, fertilissimo, produce largamente cereali, gelsi, frutta; la vite vi è coltivata con cura estrema e dà ottimo vino cli'è il principale prodotto del paese. Importante è in luogo l'allevamento dei bachi da seta e della polleria. Importante pure è il commercio della palella per le viti, inquantochè fornisce di questa merce tutti gli ubertosi colli vicini e da esso trae comoda esistenza la maggior parte della industre popolazione.
   Cenno storico. — Port'Àlbera, assieme a Pancarana, Bastida, Montalino, Stradella, Ceciiua, San Ponzo, San Cipriano, Rovescala, ecc., tutti luoghi del circondario di Voghera, nel 943, per donazione di Ugo e di Lotario, divenne signoria dei vescovi di Pavia che assai più tarili innalzarono quel palazzo che sorge tuttora sulla maggior piazza di questo borgo. Nel 977 l'imperatore Ottone confermò ai vescovi pavesi il luogo di Port'Àlbera. Da una vendita di castella e terre, fatta da Gerardo Diacono ad Ugo marchese d'Este, figlio del fu marchese Oberto, nel 1029, tra le (piali figurano la valle della Versa, Montalino con Stradella, Oramala, troviamo nominato Port'Àlbera con una chiesa dedicata a Santa Maria. Questi luoghi, secondo gli storici pavesi, sarebbero stati donati nello stesso anno dal marchese Ugo e dalla sua consorte Gisella ai vescovi di Pavia. Lungamente rimase Port'Àlbera in possesso incontrastato dei vescovi di Pavia e infatti nell'archivio della Curia si conservano, tuttora inediti, gli statuti dal vescovo Pietro Grassi dati alla terra di Port'Àlbera nel 1419; rinnovati dal vescovo Girolamo Rossi nel 1538, e cioè, vantando essi il diritto di possesso sopra questo