Valli del versante lombardo appartenenti all'Impero austro ungarico
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La battaglia di Bezzecca durò 12 ore e mezzo e costò a Garibaldi 1522 uomini, press'a poco ugual numero n'ebbero gli Austriaci. Dopo le giornate di Sadowa e di Custoza la battaglia di Bezzecca lu la più sanguinosa nella duplice campagna del 1860, in Boemia ed in Italia.
I numerosi morti rimasti sul campo furono, dalla pietà dei vincitori coadiuvati dai terrazzani, seppelliti in fosse apposite nei cimiteri di Locca, Enguiso, Leiizumo e Bezzecca. Quivi, i caduti nella battaglia, vennero sepolti in fosse separate, Austriaci ed Italiani, nel sagrato dell'antica ed abbandonata chiesuola di Santo Stefano al Dosso dei Cervi. E là le povere spoglie giacciono ancora in attesa d'essere più degnameli te collocate nell'Ossario clic la pietà fraterna delle popolazioni, dall'una
e dall'altra parte del contine, va loro preparando.
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Da Bezzecca la strada postale della vai di Ledro, fiancheggiata da belle campagne e da dossi o poggi, dietro i quali più maestosi s'ergono i monti che chiudono ali interno la valle, giunge a Tiarno di Sotto, a 740 metri sul livello del mare. È un bel paese, prolungantesi ai lati della strada postale: ha una chiesa parrocchiale di bellissima architettura, fiancheggiata da un grandioso campanile di recente costruzione e per la maggior parte di tonalite o granito sienitico, che è dato dai massi erratici abbondanti in questo territorio: massi trasportati dal ghiacciaio del Chiese e vegnenti dal gruppo dell'Adaniello. Il campanile di Tiarno costò la bella somma di 54,000fiorini; ha però il vanto di essere citato fra le meraviglie della vai di Ledro. Tiarno ha abbondanza di eccellenti acque potabili, sgorganti nel paese in belle fontane di tonalite. Anticamente Tiarno possedeva un castello, abbattuto nelle vicende medioevali e del quale non rimangono oggi clic meschini ruderi.
A chilometri 1 sopra Tiarno Inferiore la strada postale raggiunge, a 749 metri sul livello del mare, Tiaiìxo Superiore, ultimo paese della valle di Ledro per chi viene da Riva, primo per chi vi sale, pella gola dell'Ampola, da Storo. Anche Tiarno Superiore è un bello e pittoresco paese, con una grande chiesa parrocchiale eretta nel 1007, nella quale si ammirano due pregevoli quadri di Andrea Vicentino. A Tiarno si cava bellissimo marmo nero, somigliante a quello famoso di Varenna.
Da Tiarno la strada, proseguendo in direzione di sud-ovest, attraversa una stretta valle nella quale trovasi un solitario laghetto. Molto iinpropriamentc questo lago è in varie carte denominato per lago d'Ampola; essendo compreso tutto nel territorio comunale di Tiarno Superiore ed in vai di Ledro, dovrebbe chiamarsi più propriamente lago di Tiarno. Come quello maggiore di Ledro, questo laghetto è a sbarramento morenico e si stende in mezzo a verdeggianti praterie, cosparse qua e là di casolari, mentre sul dosso dei monti s'ergono foltissime selve di pini e d'abeti, elle danno alla piccola valle aspetto assai alpestre. Un torrentello, detto in luogo Sarca, scendente per alti dirupi dal monte Giovo, alimenta il laghetto alla sua estremità orientale e ne esce, a guisa di emissario, dalla sua estremità occidentale col nome di Palvieo e, precipitando di burrone in burrone per la valle dell'Ampola, va, presso a Storo, a metter foce nel Chiese.
Angusta, severa, fiancheggiata dai dirupi dolomitici della Bocca Pagana, fino ad altezza considerevole è la valle dell'Ampola, che mette la valle di Ledro in comunicazione colle Giudicane o valle del Chiese. Nel suo fondo corre il torrente Palvieo, che, serrato fra le pareti formate dall incessante lavorio dei secoli, ne percorre tutto il tormentato fondo. Il torrente, scavandosi il letto fra quei dirupi, rese, colle erosioni da un lato e le alluvioni dall'altro, possibile la costi uzione della bellissima strada carrozzabile conducente a Storo.
A 4 cliilomelii da quest'ultimo paese, dopo la campagna del 1859, gli Austriaci eressero un forte di sbarramento, detto appunto Forte d'Ampola, dominante per il tratto di mezzo chilometro in linea retta lo stradale verso Storo. Con questo forte quello Stato maggiore aveva pensato di rendere inaccessibile o quasi la vai d'Ampola, chiudendone il passaggio per la vai di Ledro. Ma Garibaldi, nel 1866,
provò il contrario. Non potendo prendere il forte dal basso, perchè le sue artiglierie spazzavano lo stradale ed il t'ondo della valle, pensò di batterlo dall'alto. Ordinò il trasporto delle artiglierie a spalle sui monti circostanti, nei punti che potessero dominare ed incrociare i fuochi del forte e, portata la batteria sotto gli ordini del Dogliotti, cominciò, inatteso dai nemici, il bombardamento del forte, rispondente con tiri ben diretti e scariche di mosclietteria sui volontari, clic frattanto