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Appendice
Ad oriente di Riva, tra la città ed il Sarca, sorge quel singolare raonticello ch'è il monte E rio ne (301 m.), ben noto ai naturalisti clic vi accorrono a fare raccolta di fossili 11 monte Rrione si stende in dolce pendio a conca dal lato di Riva, mentre dal lato del li urne è quasi tagliato a picco. La forma singolarissima di questo poggio, evidentemente generato dallo sfaldamento e dall'avvallamento di una delle propaggini più avanzate del Baldo, si presta alle indagini degli studiosi od anche dei semplici amatori di cose geologiche. Le sue stratificazioni ondulate, gli avanzi di conchiglie fossili, di varie specie di crostacei che si trovano a fior di terra a poca profondità e con grande facilità, ed il panorama stupendo che dal lago alla conca d'Arco sopra vi si gode, attirano sul Brione in ogni tempo una corrente continua di visitatori. Dal monte Brione è breve la distanza alle cascate di Varone, chiuse in una piccola valle, prodotta essa pure dallo scoscendimento della montagna, per uno di quei fenomeni sismici ai quali — purtroppo — il Baldo sembra ancora soggetto. In questa valletta il torrente precipita da ripiani di varia altezza; la perenne e discreta massa delle sue acquo Siene utilizzata in parte come forza motrice a stabilimenti serici che si trovano in quelle vicinanze.
All'estremità del lago, sulla sponda sinistra del Sarca e presso alla sua foce sul Garda, sorge, fra oliu ed agrumi, protetto dagli enormi sproni dell'Altissimo di Nago (2070 in.), il paesello di Toruìoi-e, pittoresco quant'altro mai, ma senza cose — ali infuori della chiesa parrocchiale di bella architettura —- meritevoli di speciale rimarco.
Da Tortole, per una comoda strada carrozzabile ed ora anche per la ferrovia a scartamento ridotto Riva-Arco-Mori, si sale a Nago, alpestre paesello sulla insellatura ch'è fra il Baldo ed il Bondone, patria del poeta Antonie Gazzoletti. A Nago, sullo sbocco della valle verso il lago di Garda, il Genio militare austriaco eresse un forte dì sbarra mento, onde, in caso di guerra, intercettare il passo dalla valle del Garda a quella dell'Adige per la valletta trasversale del lago di Loppio.
La fatica che si fa per salire a Nago è largamente compensata dal panorama sorprendente, che vi si schiude (lavatili. Nelle vicinanze di Nago, dal forte, il geologo può osservare alcuni pozzi glaciali o Marmitte dei giganti, benché profonde, scavate nella pietra viva da cascate d'acqua durante il periodo glaciale. Di tali Marmitte a Nago una fu scoperta dall'illustre Stoppali), altre dall'ingegnere Apollonio della Società Alpinisti Tridentini: furono sterrale e munite-ili ripari per .cura cieli'operosissima Società medesima. Da Nago si parte il sentiero che, per Brentonico, conduce alla vetta dell'Altissimo di Nago (2070 in.) in territorio austriaco, dalla quale, con poca fatica, seguendo la insellatura, si può salire alla vetta Montemaggiore o del Telegrafo (2200 in.), punto culminante del Baldo, in territorio italiano.
A tergo di Nago si apre la solitaria e malinconica valle di Loppio, tributaria in parte dell'Adige. Per questa valle, nel 1138, sotto il dogato di Francesco Foscari, con traino di' lmoi ed a forza di braccia, i Veneziani fecero passare la flottiglia che avevano fatta risalire per l'Adige fino a Mori, da immettere, nel lago di Garda, onde, continuare la guerra contro il duca di Milano, che teneva la parte bassa del Garda. Progettò e diresse questa arditissima operazione, un tal Sorbolo, dalmata, ingegnere e meccanico della Serenissima, il quale, per la riuscita felice dell'impresa, ottenne dalla Serenissima una pensione annua di 500 ducati. Venticinque furono le piccole navi condotte così da Mori a Torbole e quivi immesse nel lago di Garda: l'impresa costò alla Serenissima 15,000 ducali, ina praticamente non ebbe l'effetto desiderato, perchè la tlottiglia andò in breve tempo incendiala, distrutta, catturata dalle truppe ducali che tenevano la sponda occidentale del
lago e che con navi proprie affrontavano quelle di San Marco.
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In pochissimi minuti, mediante la ferrovia a scartamento ridotto costrutta ìri questi ultimissimi tempi, si giunge da Riva ad Anco, che si presenti in una vasta conca, quasi un anfiteatro, nel quale case, palazzi, alberghi grandiosi, campanili e pinacoli sbucano fuori dalla massa verdeggiante degli olivi, che lino ad una certa altezza si stendono sui poggi e sulla montagna (fig. 1 Li).
Arco ò luogo troppo di moda fra la società elegante e danarosa, più o meno sofferente, pellegrinante d'anno in anno in sempre nuove stazioni di sverno, per aver bisogno qui di una spedale presentazione. Arco ò un paesello della riviera di Cannes o di Mentono, di l'egli o di Nervi trasportato