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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Roma
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 679

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arto TVrza — Italia Centrale
   I. — Il Lazio antico e aggiunto o nuovo.
   Lalivm. o Lazio, fu il nome dato dai Romani ad un distretto o ad una regione dell'Italia centrale, situata sul mar Tirreno fra l'Etruria e la Campania, ed abitata primamente dai loro progenitori, i Latini. Dividevasi in Latium Antiquum, e in Latium Adjectum o Novnm.
   11 Lazio antico era assai ristretto; la linea costiera dalla foce del Tevere al promontorio Circeo non eccede 52 miglia geografiche o 05 romane; mentre la maggior lunghezza, dal promontorio Circeo alla frontiera Sabina presso Eretum (grotta Maroma) è un po' più di 70 miglia romane; e la sua larghezza dalla foce del Tevere alla frontiera Sabina misura circa 30 miglia romane, o 240 stadii, come riferisce correttamente Dionisio (n, 49) sull'autorità di Catone.
   Maggiore assai era l'estensione del Lazio aggiunto o nuovo e più facilmente determinabili i suoi confini. Oltre il territorio primitivo dei Latini esso comprendeva quello degli Equi, degli Ernici, dei Volsci e degli Aurunci od Ausonii! Le sue frontiere, settentrionali rimanevano per tal modo immutate, mentre a est e a sud allarga varisi si da confinare con la Marsica, il Sannio e la Campania.
   II. — Geografia tìsica del Lazio
   Il paese dei Latini, o il Lazio nel suo senso originale, formava la porzione meridionale del grande bacino attraverso il quale il Tevere corre al mare e che è confinato dai monti Cimini e altre colline vulcaniche connesse ad essi verso nord, dall'Apennino umbro-sabino a est e dai colli Albani a sud.
   Questi ultimi non formano però una barriera continua per essere in effetto un gruppo isolato d'origine vulcanica, separato da un' apertura ragguardevole dell'Apennino romano da un lato, mentre dall'altro lascia un ampio tratto di basso-piano fra i suoi infimi declivii ed il mare che continua nella grande distesa eli terreno spianato e paludoso, noto comunemente sotto il nome di paludi Vmtfne stendenUri fra i monti Lepini ed il mare e terminanti subitamente nella massa isolata del promontorio Circeo.
   Il vasto tratto a ino' di bacino, confinato in tal guisa, è diviso dal Tevere in due porzioni di cui quella a nord di questo fiume appartiene aH'Etruria meridionale e verrà da noi descritta a suo luogo. La porzione meridionale, ora nota in parti col nome di <\impagna romana, puossi considerare quale un'ampia pianura ondulata stendentesi dalla costa marittima alle prime catene dell'Apemimo che ergonsi repente simile ad una muraglia gigantesca ad un'altezza da 900 a 1200 metri e più ancora. 11 monte Gennaro (1271 m.), il Lucretilis degli antichi, è una delle più alte vette della catena e dallo slancio onde s'erge dalla pianura e dalla sua situazione avanzata apparisce, \isto dalla Campagna, il più eccelso di tutti: esso però e superato in altezza tanto dal monte I'ellecchia (13G8 in.), un po' più a nord-est, e quasi raggiunto dal monte di Guadagnalo (1218 ili.), il picco centrale del gruppo di montagne che levasi immediatamente sopra I'alestrina, l'antica Preneste. La cittadella della stessa l'reneste occupa una situazione elevata, formando una specie di opera esterna o di posto avanzato del-l'Apennino, il quale devia qui improvvisamente verso est girando intorno a Genazzano, Olevuno e llojate, finché ripiglia la sua direzione generale sud-est ed ò continuato dalla alta catena dei monti Ernici (punto culminante il monte ì'ùjlio con 215C in.) che limitano la valle del Sacco a est, e continuano ininterrotti sino alla valle del Liri.
   Dirimpetto a Preneste, e separato da essa da un altipiano a oltre 300 metri sul mare, lungo G chilometri all'incirca, ergesi il gruppo isolato dei monti Albani', la cui forma mostra subito la sua origine vulcanica. È lina massa quasi circolare di oltre 60 cliilo-nietri di circonferenza e puossi considerare come formante un gran cratere, l'orlo